Sono in molti a confondere un Piano di Protezione Civile con un Piano di evacuazione
Lo scorso venerdì 9 maggio, presso i locali dell’Associazione Culturale ed Ambientale “Arcobaleno” di Torre del Greco, si è tenuta una conferenza dibattito di Giuseppe Luongo, vulcanologo e professore emerito di Fisica del Vulcanesimo dell’Università Federico II di Napoli, già Direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Una vera e propria lectio magistralis quella di Luongo, con un titolo eloquente, ovvero “Rischio Vesuvio-le scelte per la sicurezza delle popolazioni”. Proviamo qui a riassumerne i punti salienti. Innanzitutto il problema

Giuseppe-Luongo-Sismologo

Rischio Vesuvio è molto complesso per una serie di motivi, tra cui il grande numero di persone che potrebbero essere coinvolte in caso di eruzione e per il fatto che non esiste una robusta teoria previsionistica, data l’inadeguatezza degli attuali modelli e la non linearità degli eventuali segnali “premonitori” che il vulcano potrebbe inviare più o meno a ridosso di un evento eruttivo (il più o meno va letto in termini di giorni o addirittura di ore). Certo il Vesuvio è monitorato costantemente e la tecnologia è avanzata molto dall’ultima eruzione, quella del 1944; tuttavia bisogna mettere in conto che i dati statistici sono una cosa e un vulcano attivo e complesso come il Vesuvio è ben altro. E se a dircelo è un esperto che lo studia da decenni, certamente il suo parere avrà un peso notevole. Dal 1631 al 1944 il nostro vulcano è stato sempre praticamente attivo, con punte di notevole violenza e diverse vittime; poi dal 1944 è andato una fase detta di “quiescenza”, ossia il magma che lo alimenta non ha più avuto una spinta tale da farlo risalire e fuoriuscire, ma, non appena tale spinta energetica raggiungerà un livello notevole, ci sarà di certo una nuova eruzione. Quando avverrà e di che entità sarà? Ovvio che le oltre 700.000 persone della Zona Rossa, quella che corre più rischi poiché più vicina al cratere, se lo chiedono e cercano risposte certe dagli studiosi. Luongo spiega che “l’animale Vesuvio” è un vulcano misto, ossia nella sua storia ha alternato effusività ed esplosività eruttive, cioè copiose colate laviche ed esplosioni anche molto violente, di cui una , quella del 79 d.c., ci è stata ben documentata da Plinio il Giovane. In altre parole, la storia geofisica del Vesuvio è tale che risulta davvero arduo dare certezze su quando accadrà e come sarà la prossima eruzione.

Di sicuro l’Osservatorio Vesuviano e la comunità scientifica lavorano alacremente in questo campo; ma purtroppo previsioni a lungo termine, secondo gli addetti ai lavori, non è possibile farne. Dai dati statistici, afferma Luongo, è ragionevole ipotizzare una prossima eruzione di intensità paragonabile a quella del 1944, ma non si può escludere che possa essere anche più violenta e distruttiva. Sempre dai dati raccolti in letteratura scientifica, si sa che eventi sismici sempre più frequenti e deformazioni del suolo in zona limitrofa al cratere sono da ritenersi fenomeni precursori di un’eruzione; ma tale fenomenologia (al momento per fortuna assente) può acquisire significato solo se si è a pochi giorni o a poche ore da un’eventuale eruzione. La conferenza si chiude con un acceso dibattito, che avrebbe meritato ben più spazio, sul Piano di Emergenza, altro nodo della questione. Molte persone confondono un Piano di Protezione Civile con un piano di evacuazione; ma non sono la stessa cosa. Un Piano di Emergenza richiede una serie di competenze e di sinergie a vari livelli (scientifiche, strategiche, amministrative, informative). Ma, sottolinea il relatore, a monte di un efficace Piano ci devono essere una valida pianificazione territoriale, delle misure strutturali adeguate e degli efficaci sistemi di allarme. “Personalmente non credo che il gemellaggio dei comuni della Zona rossa con altri comuni italiani sia efficace: sradicare le attività produttive e professionali dai territori d’origine è un errore; piuttosto sarebbe opportuno mandare le persone eventualmente evacuate in altre zone della Campania non a rischio Vesuvio, dando la precedenza ad anziani, disabili etc”, conclude Luongo.
Marika Galloro



Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 21 maggio 2014