Il patto dei Sindaci, sigliato da Borriello, potrebbe portare più spazzatura in città

La Regione Campania prende in mano la questione rifiuti ed emana il regolamento che disciplina il contributo di ristoro ambientale che sarà versato ai comuni che hanno sul proprio territorio un impianto per il trattamento dei rifiuti.
La notizia è stata infatti pubblicata il 6 agosto scorso sul bollettino ufficiale della regione.
Tale regolamento va in attuazione dell’articolo 28 della legge regionale numero 4 del marzo 2007 relativa alle norme in materia di gestione, trasformazione, e riutilizzo dei rifiuti, e della bonifica dei siti inquinati.
Il contributo, si legge nel documento, «è volto a compensare le comunità che subiscono disagi di varia natura dovuti alla presenza, sul loro territorio, di impianti di trattamento di rifiuti urbani o alla movimentazione e trasporto di essi».
In soldoni, uno qualsiasi dei comuni che ospita una discarica di rifiuti pericolosi o meno; una discarica che contiene materiali inerti; un impianto per la produzione di energia da biogas; un inceneritore; un impianto per il recupero delle sostanze organiche; o un sito di stoccaggio, riceverà una quota di denaro da parte del soggetto a cui viene affidata la gestione dei rifiuti.
Tale somma viene calcolata in base ad alcuni parametri che vengono ben disciplinati all’interno del regolamento stesso.
La quota di contributo maggiore spetta ai comuni che ospitano sul proprio territorio le discariche. Si parte da un massimo di 5.20 euro per tonnellata consegnata in queste ultime, e si arriva ad un minimo di 1.04 euro per ogni 100 quintali consegnati all’interno dei siti di semplice stoccaggio rifiuti.
Ma il calcolo del tributo non si esaurisce solo grazie alla categorizzazione delle varie tipologie di impianto.
Difatti la cifra per tonnellata va moltiplicata all’indicatore relativo alla numerosità della popolazione presente sul territorio del comune.
Si va dai comuni con più di cinquantamila abitanti, a quelli con meno di tremila.
Terzigno, per esempio, appartiene ad una fascia intermedia – quella dei comuni con una popolazione compresa tra i 10000 e i 25000 abitanti – ed ospita sul proprio territorio la ormai celebre Cava Sari, attiva fino a Maggio 2012.
Il calcolo andrebbe quindi fatto moltiplicando la quantita in tonnellate dei rifiuti inviati, per 5.20 e per 0.9, che è il coefficiente per tale popolazione.
Inoltre c’è da aggiungere che se dovesse andare in porto il recente progetto approvato nella sede della provincia di Napoli, e sottoscritto dai 19 comuni dell’area vesuviana – relativo alla creazione di un bacino di impianti per il trattamento di ogni tipo di rifiuti nell’area – tale regolamento andrebbe applicato anche ai comuni firmatari dell’accordo di programma.
Torre del Greco, in particolare, dovrebbe ospitare un impianto per lo smaltimento dei rifiuti secchi indifferenziati.
"Il discorso di pensare ad un ristoro che possa surrogare alla salute dei cittadini è assolutamente sbagliato – le parole del vicepresidente di Legambiente Campania Anna Savarese -, ogni impianto deve essere fatto in maniera da garantire la salute dei cittadini, e la cifra che viene destinata ai comuni deve essere utilizzata per l’ammodernamento e la messa in sicurezza dell’impianto stesso".

Carmine Apice