Sassi e calcinacci a un cornicione

Nella mattinata dello scorso 16 ottobre, un boato ha gettato nel panico passanti e commercianti di via Salvator Noto. Una pioggia di sassi e calcinacci si è improvvisamente riversata su alcuni malcapitati, causando il ferimento di un fruttivendolo e un malore ad un’anziana che transitava in quella zona. A generare gli attimi di panico è stato il crollo di un cornicione di un palazzo antico, nel cuore del centro storico cittadino. Considerando l’ora di punta e l’affollamento della strada coinvolta, i danni sono stati minimi e l’intervento delle forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco e del 118 è stato tempestivo. Tuttavia, Salvator Noto non è certo l’unica strada a rischio nella nostra città : solo negli ultimi due anni si sono registrati crolli e sgomberi di edifici in diversi quartieri. Tra gli episodi più gravi, il crollo di un edificio in via della Libertà Italiana, verificatosi il 27 maggio 2010 e che solo per miracolo non causò una strage. La vetustà del patrimonio immobiliare torrese nonché il rischio sismico del nostro territorio impongono di rivedere gli strumenti urbanistici, ridimensionando in modo rilevante i contenuti prescrittivi della legge regionale 21/2003. Purtroppo, resta attualissimo l’appello che Pasquale Del Prete, Presidente dell’ACET (Associazione Costruttori Edili Torresi), lanciò dalle pagine del nostro giornale lo scorso maggio 2010: "Occorre un meticoloso censimento di ogni metro quadro di superficie, per la definizione degli interventi appropriati, caso per caso. Il nostro territorio è da sempre ad alto rischio ambientale (sismico, idrogeologico, Vesuvio, etc.) e la nostra convivenza è sempre minata dall’incer- tezza della prevenzione. Il vero pericolo, però, è costituito dalla vetustà del patrimonio immobiliare e dalla qualità delle strutture, anche le più recenti. Volendo dare delle indicazioni, un monitoraggio di tutto il centro storico sarebbe il minimo. La prevenzione, con possibilità di intervento anche radicale, dove necessario, è la soluzione. Non voler rivedere gli strumenti urbanistici è la morte lenta della nostra città”.

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 26 ottobre 2012