La penna storica della redazione

(i) In “La Torre”di qualche tempo fa, al momento di chiudere il giornale, c’era un rito: “Direttore”, dicevamo all’avvocato Accardo “deve scrivere IL fondo (così chiamavamo allora l’editoriale)”. L’insistenza sull’articolo determinativo era un velato e rispettoso sfottò: lo prendevamo in giro perché, secondo molti, cambiavano le parole, ma il fondo era sempre lo stesso. E’ anche vero che il buon uomo aveva la sua parte di ragione: i problemi erano sempre gli stessi, incancreniti dal disinteresse della classe dirigente, che, fra l’altro, non si abbonava al giornale (allora era distribuito solo in abbonamento), e se lo riceveva, al massimo lo usava per…. avvolgerci le uova (anche quando “La Torre” agiva in regime di quasi monopolio). Una volta che era particolarmente indaffarato, l’avvocato demandò a me di scrivere il “fondo”, che apparve non firmato. Differenze di stile a parte, non cambiò molto.
Bene, sono passati per me 32 anni da quando ho iniziato a collaborare al giornale, e da qualche mese aspetto di scrivere l’editoriale per la riapertura del sito storico delle “Cento Fontane”, sperando di non doverlo demandare alla prossima generazione di editorialisti di questo giornale. Sono sicuro che anche il direttore, dalla sua nuvoletta, fa il tifo per me e per questo editoriale. Quante esortazioni, polemiche, progetti dedicati all’argomento, sfogliare le collezioni per credere.
Nel frattempo, malgrado la diminuzione della pressione demografica, nuovi problemi affliggono la città, un rondò grottesco e micidiale di complicazioni.
Voglio citarne solo uno: via Piscopia. E’ una strada vitale per la circolazione del centro storico, e da anni è più spesso chiusa al traffico che agibile. Ci sarebbe da fare un lungo discorso in merito alla riqualificazione del centro storico, che spesso è più “vecchio” che “storico”. Sta di fatto che ogni tanto qualche palazzotto vetusto e malandato vi si deteriora nella sua statica e… apriti cielo, traffico deviato su altre strade sempre più intasate, uso dei mezzi pubblici impedito a chi deve recarsi dal centro in periferia, e via vessando la cittadinanza intera.
Ora, non è bello citare sempre l’America, e non sempre è un modello positivo. Lì però in due giorni buttano giù grattacieli che hanno solo 50 anni, e li ricostruiscono nel giro di qualche mese, e che sarà mai! Qui da noi, per sistemare delle mezze catapecchie si intrecciano competenze fra legioni di autorità, si intessono battaglie legali che durano lustri.
Morale della favola: la nostra classe dirigente impiega in genere una generazione a risolvere un problema ovvero ad operare una trasformazione urbana, o un recupero monumentale, per quanto minimo. Può essere che nel 4500 o giù di lì Torre del Greco sarà una città finalmente vivibile, sempre che, nel frattempo, il Vesuvio…
Giuseppe Della Monica
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea de La Torre 1905 in edicola il 4 marzo 2009