La compagnia Teatro di Legno porta in scena il dramma di una moderna Giocasta

(a) Torre del Greco – E’ il suono che dovrebbe essere tra i più familiari e rassicuranti che un essere umano possa ascoltare, eppure la parola “madre” riesce talvolta ad assumere i toni amari e violenti del rifiuto, della condanna, del tradimento. Tradire è la parola d’ordine dello spettacolo portato in scena dalla compagnia Teatro di Legno al Teatro Nuovo di Napoli per la rassegna nuove Sensibilità. La parola madre è, infatti, per espressa intenzione dei registi Luigi Imperato e Silvana Pirone, un libero tradimento di Emma B. vedova Giocasta di Alberto Savinio.
“Una notte dopo quindici anni di assenza, Emma B. incontrerà suo figlio. E’ una notte di attesa, ma anche di festa.- raccontano i registi- Savinio immagina la sua protagonista sola in scena, in un monologo allucinato; noi le affianchiamo altri due personaggi i quali insieme a lei danno vita ad una danza dell’attesa e nello stesso tempo si fanno narratori-testimoni di un segreto profondo e impronunciabile: l’incesto compiuto dalla protagonista per sottrarre il figlio ad una ispezione nazista“.
Ma la condanna dell’incesto così come per la Giocasta della mitologia greca, resta sulla soglia dell’ambiguità. Emma è infatti,una madre che pare scorgere nel figlio il suo uomo. L’essere umano da lei generato e che solo può renderle il sesso mai posseduto. Delusa da una prima figlia perché femmina e condannata a passare da un padrone all’altro, prima il padre poi il marito e poi l’essere ella stessa madre, Emma sembra pronta a voler portare definitivamente a sé quel figlio maschio, che per troppo tempo ha fatto fatica a pronunciare la parola “madre” .
La negazione del ruolo della femminilità, nell’allestimento di Imperato e Pirone, avviene attraverso voci e corpi maschili che disperatamente tentano di invertire il proprio sesso, proprio come la protagonista fa col suo ruolo di madre in una realtà desolante da cui tenta di fuggire. Il suo mondo pare una messa in scena rituale dell’attesa materna, mortifera solitudine cui solo il sangue maschio riuscirà a porre fine.
In scena Danilo Agutoli, Fedele Canonico, Domenico Santo.
Al Teatro Nuovo di Napoli, 11-14 Novembre.

Gabriella Reccia
Articolo già pubblicato sul numero cartaceo de La Torre – Anno CIII n° 17 – mercoledì 29 ottobre 2008