La testimonianza

(a) Torre del Greco – Mi hanno chiesto di descrivere l’esperienza che in questi giorni sto vivendo al Maresca, essendo io uno dei ragazzi che ha occupato il nosocomio torrese per protestare contro la sua selvaggia chiusura. Se dovessi fare una descrizione cronologica degli avvenimenti, non riuscirei perché non ne ho una memoria chiara e definita. Data la gravità dei fatti, ho memorizzato le immagini, fotografie di donne e uomini intenti a difendere un loro diritto: quello alla salute. Le “Mamme del Maresca”, signore di mezza età che hanno occupato e che stanno occupando tuttora il reparto maternità dell’ospedale, che è stato chiuso qualche giorno fa, hanno lasciato a casa mariti, figli e preoccupazioni; armate di pazienza, forza, lenzuola pulite e caffè sono salite lungo via Montedoro reclamando il loro desiderio di tenere aperto l’ospedale Maresca. Il “quarto piano” è diventato una bacheca, dove in bella vista sono stati appesi striscioni con scritte a spray realizzate dai ragazzi che stanno condividendo con le “Mamme” questa esperienza. Giovani dai 16 ai 26 anni che, con spirito di sacrificio e forte personalità, hanno piazzato le tende nei locali dove ha sede la direzione sanitaria. Tanta musica e altrettanta goliardia accompagnano le loro nottate, anche per spezzare quell’atmosfera intrisa di forte impegno sociale e di spirito altruista che inevitabilmente viene a crearsi nelle ore diurne. Ma non è finita qui. L’ultimo accenno a quest’esperienza va fatto parlando di coloro i quali vogliono utilizzare una questione importante come questa per farsi pubblicità, per crearsi nuovo appoggio politico o per declamarsi bandiere della correttezza e coerenza,
politici praticanti giravolte dialettiche e piroette retoriche, utili solo a strappare un applauso.
Carmine Apice
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 13 ottobre 2010