La Torre fa riflessioni a 360 gradi. Ma di fatto quali sono i piani degli avvocati e delle famiglie?

(a) Le 13mila famiglie coinvolte nella vicenda Deiulemar attendevano con ansia il 18 aprile perché in quella data doveva essere messo il primo punto alla vicenda che tiene col fiato sospeso l’intera città. Il giudice Massimo Palescandalo, del Tribunale di Torre Annunziata, avrebbe dovuto pronunciarsi in merito a richieste di fallimento presentate da una decina di creditori nei confronti della Deiulemar Compagnia di Navigazione Spa. Ma nulla di fatto: presentato, in extremis, dall’AD Maviglia un concordato che ha di fatto ritardato la decisione del giudice. Prima di proseguire è necessaria una premessa: La Torre ha sempre voluto tenersi lontana da titoli "gridati" e non ha inteso sollecitare o provocare azioni che turbassero maggiormente l’animo di investitori già esagitati, mantenendo una linea editoriale prudente.
I fatti: si parla solo di concordato, fallimento, ammissione al passivo, pettegolezzi, voci prive di alcun fondamento ed altri discorsi pressoché inutili che non fanno altro che inasprire gli animi. Tanti gli oratori ma di fatto nessuna vera strategia. Pochi studiano veramente le carte e fanno corretta informazione.
Le Famiglie: è chiaro che le tre famiglie non vanno d’accordo. Lembo e Della Gatta cercano di salvare capre e cavoli, presentando due concordati per evitare il fallimento. Il comandante Iuliano, invece, chiusosi a riccio, apre ogni tanto il sipario con alcune lettere agli obbliga-zionisti nelle quali sembrerebbe che voglia restituire i soldi ai torresi. Buoni gli intenti ma, mentre le altre due famiglie espongono il loro piano di rientro attraverso il concordato, il "Capitano" di fatto non fornisce soluzioni concrete.
Gli avvocati: incontrano soci; discutono del concordato con l’ AD Maviglia; scendono in piazza; manifestano raccogliendo consensi (che poi si tramuteranno – giustamente – in clienti) ma, nonostante tutto, non sembrano avere ancora le idee chiare sulla vicenda ed applicano una linea attendista e, giustamente, molto prudente. I penalisti, ovviamente, tirano l’acqua al proprio mulino ed invogliano gli investitori a denunciare in Procura.
Personaggi/Cambi di rotta: incomprensibili le condotte di alcune persone che si son messe in mostra attraverso i mass media o attraverso i Blog (celandosi dietro l’anonimato atteggiamento che non condividiamo), con dichiarazioni forti. Dopo aver chiesto a gran voce la restituzione di tutto il capitale e criticando gli attendisti, d’improvviso un loro vero cambio di rotta verso una linea più morbida.
Il concordato: dopo molte pressioni e durante un consiglio comunale monotematico in merito alla vicenda Deiulemar, l’AD Maviglia annuncia un primo concordato: 30-40% in azioni (concordato che riteniamo inaccettabile).Dopo altre pressioni, e dopo aver intuito che la maggioranzadegli investitori non avrebbe accettato il concordato, arriva la seconda proposta e grazie ad un ulteriore aumento di capitale personale il concordato arriva al 52% così suddiviso: 20% azioni, 20% obbligazioni e 12% contanti. Anche questo risultato ottenuto porta ad ulteriori riflessioni.
Conclusioni: se ci soffermassimo a pensare di meno all’aspetto giuridico e più all’aspetto economico (non riferitoesplicitamente ai soldi), il concordato di fatto potrebbe essere una soluzione interessante, ma riteniamo che questo presenti molti punti deboli. Ci spieghiamo meglio: quale sarà il management, ovvero, chi gestirà l’azienda? Sul ponte di comando ci saranno sempre loro? Per la serie: escono dalla porta ed entrano dalla finestra? Se si, con quali stipendi e prospettive?
Secondo indiscrezioni i Lembo (esperti nel settore marittimo) si tirerebbero fuori dalla gestione. A gestire la società sarebbero i Della Gatta e, forse, Iuliano. In vista di un possibile concordato, e onde evitare conflitti di interesse, sarebbe opportuno che gli avvocati (che tutelano gli interessi degli investitori) dichiarassero in anticipo se in futuro, attraverso la raccolta di deleghe dei propri clienti, vorrebbero entrare a far parte del consiglio di amministrazione delle società di Navigazione. Pertanto ci chiediamo: quali sono le reali garanzie per tutelare gli interessi degli azionisti di minoranza? La vicenda è complessa. Le nostre sono e resteranno riflessioni fatta ad alta voce. Abbiamo toccato aspetti che forse in pochissimi hanno pensato, il nostro intento a tal proposito vuol essere solo costruttivo e non distruttivo. Ma di fatto sarà il Giudice, in queste ore e proprio forse mentre pubblichiamo l’articolo, a decidere se sarà concordato o fallimento.
Antonio Civitillo