Fondatore e presidente della prima associazione antiracket costituita in Italia, ci svela i retroscena e gli sviluppi

(a) Torre del Greco – Tre minacce in sei mesi. Tre imprenditori che hanno subito l’onta del racket. Tano Grasso, fondatore e presidente della prima associazione antiracket costituita in Italia, ci svela i retroscena e gli sviluppi dell’attentato che ha distrutto il cantiere navale Barracuda Marine.
Cosa è emerso dal recente incontro che ha avuto con il sindaco Borriello?
E’ stato un incontro positivo, abbiamo instaurato un rapporto di collaborazione. Il 15 aprile inizierà il processo e
sia l’associazione antiracket che il Comune si costituiranno parte civile. Questo è un primo segnale importante.
Stiamo affiancando la famiglia Bottino quotidianamente.
Che fine ha fatto la proposta della costituzione di un’associazione antiracket?
I tempi richiesti per la costituzione di un’associazione antiracket ammontano a circa un anno se tutto fila liscio. E’ un percorso paraclandestino, va fatto con riservatezza.
In cosa differiscono l’attentato a Mennella e quello a Bottino?
L’attentato al cantiere navale presenta delle caratteristiche molto particolari. Innanzitutto colpisce una persona che aveva da poco denunciato gli estorsori. A dicembre, infatti, sono stati compiuti i primi arresti. Infine, è stato un attentato distruttivo fatto da gruppi criminali residuali, una vera e propria operazione di marketing il cui target non era la famiglia Bottino, ma gli altri commercianti. Insomma, un’operazione intimidatoria per spingere i gestori degli altri esercizi commerciali a pagare il pizzo sotto Pasqua. Il problema è capire quanti commercianti si sono lasciati intimorire.
Ha incontrato anche i rappresentanti dell’Ascom torrese?
Ci siamo incontrati negli scorsi mesi, non di recente. Ora ci stiamo facendo in quattro per far riaprire il cantiere
navale, operazione non facile vista la natura distruttiva dell’attentato. La ristrutturazione del bar è stata senz’altro
più semplice e meno onerosa. La riapertura del cantiere sarà la nostra risposta agli estorsori.
Maria Consiglia Izzo
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 14 aprile 2010