I fondi del PIU Europa avrebbero risollevato le sorti del porto, ma l’Amministrazione preferisce il parco eco-sostenibile?

(a) Torre del Greco – In passato le ore della cittadina torrese erano scandite più che dai rintocchi delle campane di piazza Santa Croce, dalle sirene dei pescherecci e delle coralline che continuamente salpavano dalle nostre coste. Oggi il suono di queste imbarcazioni è “in via di estinzione” ed in futuro rischia di sparire. L’Amministrazione comunale, infatti, starebbe “barattando” la possibilità di riportare il nostro porto ai vecchi albori con la costruzione in zona “Villa Inglese” di un parco eco-sostenibile, che molto probabilmente sarà gestito dalla ditta F.lli Balsamo; le destinazioni di quest’opera sono ancora oggi dubbie. L’unico dato a nostra disposizione è che il capitale necessario per la costruzione di questo parco deriverebbe in parte dai fondi del PIU Europa (Programma Integrato Urbano Europeo), che dovevano invece essere prioritariamente rivolti alla riqualificazione del porto torrese. I fondi comunitari del progetto PIU Europa avrebbero potuto favorire una ripresa non solo dell’economia portuale, ma dell’economia cittadina, rendendo possibile la creazione di una progettualità a favore del settore turistico e di quello cantieristico. Quest’ultimo settore è in cattive acque a causa della mancanza di risorse e di strutture, deficienza quest’ultima che gli rende impossibile la competitività con la cantieristica sorrentina o con quella della vicina Torre Annunziata. Dal 2009 l’Amministrazione comunale, nella persona del Sindaco Ciro Borriello, ha rilasciato più volte dichiarazioni che tranquillizzavano i cittadini circa il suo interessamento sui problemi del porto e il suo tentativo di trovarne una soluzione. Tuttavia ad oggi sui taccuini de La Torre è stato possibile scrivere solo parole frutto di voci di scontento e insoddisfazione. La progettualità messa in atto dall’Amministrazione torrese è rimasta sulla carta, e neanche un timido tentativo dell’Assoporto di ottenere il “permesso” di allargare la banchina a proprie spese è riuscito a smuovere qualcosa. L’imprenditoria torrese, capace di investire milioni di euro a pochi chilometri di distanza, è ancora interessata a far sviluppare il territorio che gli ha dato i natali, ma è scoraggiata dall’incapacità politica di concedere input programmatici, o efficaci soluzioni, che obbligatoriamente dovrebbero essere trovate da coloro i quali vengono pagati profumatamente per farlo.
Insomma, il porto sembra essere destinato ad affondare esattamente come una nave costruita male, o come i sogni dei torresi che ancora si emozionano alla vista dei gozzi, dei pescherecci e delle barche.

Carmine Apice
 
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 15 giugno 2011