Luigi Colantonio, 34 anni è imbarcato sul rimorchiatore della “Augusta Offshore”

Torre del Greco – Tra i cinque marittimi italiani presi in ostaggio nelle acque di Tripoli c’è anche un torrese. Luigi Colantonio, 34 anni è imbarcato sul rimorchiatore della “Augusta Offshore”, “Asso 22”, sequestrato tre giorni fa dai militari libici al largo delle acque della costa nordafricana. L’agenzia Tm News, ha interpellato il fratello Antonio, anch’egli marittimo corallino che da pochi giorni è tornato dalla Libia: “Non sento mio fratello da tre giorni. Viviamo nella paura e non sappiamo nulla. La società ci ha rassicurato dicendoci che stanno facendo tutto il possibile per riportarli a casa, ma per il momento siamo angosciati. L’ultima volta – spiega Antonio Colantonio – che ho sentito Luigi era spaventato e mi ha raccontato che alcuni soldati erano saliti a bordo della nave con le armi. Prima si erano presentati come uomini dell’autorità portuale libica, ma poi l’equipaggio ha capito che stava succedendo”. Il marittimo torrese spiega lo stato d’animo dell’intera famiglia: “A mia mamma non abbiamo detto nulla per alcuni giorni, ma poi abbiamo dovuto farlo per paura che venisse a saperlo dalla televisione. Adesso non fa altro che piangere e pregare. Noi siamo sei figli e tre facciamo i marittimi. Anch’io – continua – lavoro per la Augusta Offshore e sono tornato da Tripoli il 4 marzo. Sono stato fortunato perché nessuno è mai salito sulla mia nave anche se già c’era aria di guerriglia. Mio fratello è stato più sfortunato di me anche perché doveva tornare a casa proprio nei prossimi giorni. Noi abbiamo contratti di due mesi e lui era partito già da diverso tempo". Luigi ha una bimba di 8 anni ed il suo rientro nella città del corallo era prevista fra pochi giorni. "In tanti anni – conclude il fratello Antonio, spiegando la sua esperienza in terra libica – non abbiamo mai avuto problemi con quella gente. Sono sempre stati gentili così come lo siamo sempre stati noi con loro. Adesso speriamo solo di avere notizie al più presto. So che la compagnia ci ha detto di stare tranquilli e che ci ha garantito che tutti i membri dell’equipaggio stanno bene, ma io – conclude – finché non parlo con Luigi non riuscirò a essere calmo".

Andrea Scala