Il giorno dopo l’udienza per l’ammissione al passivo delle “domande tardive” presentate da alcuni creditori della Deiulemar, in città regna un clima di calma e riflessione. Un clima che, però, rischia di annunciare tempesta.
TIMORI PER IL “TESORETTO”. Non sono pochi, infatti, gli obbligazionisti che adesso temono che possa diventare ancora più difficile l’azione di recupero del “tesoro” di 800 milioni di euro sparito nel buco nero Deiulemar-Nave

lasciato dalla società armatrice. Eh già, perché davanti al giudice delegato Massimo Palescandolo della sezione fallimentare del tribunale di Torre Annunziata, a chiedere di essere ammessi al passivo sono stati in 303, per un totale di poco più di 105mila euro. A preoccupare gli obbligazionisti, però, sono quei 25mila euro circa di somme richieste da creditori cosiddetti “privilegiati”, che cioè hanno una sorta di diritto di precedenza ad essere rimborsati rispetto agli altri obbligazionisti: tra questi figurano diversi istituti di credito, ad esempio. Non solo.
ANCHE IL COMUNE VUOLE I SOLDI. Tra i “creditori ritardatari” c’è anche il Comune di Torre del Greco, che lamenta dalla società 97.336 euro “per violazioni di omesso e/o parziale versamento dei tributi lei relativi alle annualità 2009,2011 e 2012”. In poche parole, l’ex colosso armatoriale non avrebbe pagato tutte le imposte dovute. Per questo l’amministrazione comunale guidata dal sindaco, Ciro Bordello, si è costituita nella speranza di poter recuperare questo “tesoretto”. “La richiesta di ammissione al passivo da parte del Comune era un atto dovuto per la mancanza dei pagamenti di tributi in particolar modo dell’Ici”, osserva l’assessore al Bilancio del Comune di Torre del Greco, Ciro Accardo. Che poi aggiunge: “È giusto che chi è in difetto paghi le somme dovute”. Un udienza importante quella tenutasi giovedì scorso, ma tutt’altro che decisiva.
LA BATTAGLIA SULLA SOCIETÀ DI FATTO. Ben altre sono le battaglie che potranno decidere se i risparmiatori truffati potranno davvero riuscire a rientrare in possesso dei propri soldi. Antonello Amato, avvocato e componente del comitato degli obbligazionisti, spiega infatti che quella di giovedì è stata “un’udienza che andava fatta per l’ammissione al passivo di tutti, per completare le richieste”, ma aggiunge che “la chiave di tutta questa dolorosa vicenda resta la sentenza della Cassazione, quella che dovrà decidere sull’esistenza o meno della società di fatto” messa in piedi dagli armatori della compagnia di navigazione. Un vero e proprio braccio di ferro, una decisione che gli obbligazionisti attendono già da sei mesi. Tanto, infatti, è passato da quando fu avanzata la richiesta alla Suprema Corte. Dal riconoscimento della società, infatti, passa la battaglia decisiva per recuperare i soldi persi dalle circa 13.000 famiglie inguaiate dal crac societario.
Alan