Da tre generazioni nel campo medico, una professione che si tramanda di padre in figlio

(a) Torre del Greco – Abbiamo intervistato il dottor Mario Rotondi sulla sua attività all’interno del ramo della ginecologia. Il dottor Rotondi è molto conosciuto per l’attività d’ambulatorio che svolge a Torre del Greco e per la storia della sua famiglia: ginecologi sin dagli anni ’40.
Da quante generazioni va avanti la tradizione di famiglia?
Da tre generazioni: è nato tutto con mio nonno, negli anni ’40, poi l’eredità è passata a mio padre ed infine a me. Sia mio nonno che mio padre hanno lavorato all’ospedale Maresca a Torre del Greco, purtroppo adesso il reparto maternità è chiuso e io lavoro in un ospedale a Sarno. Continuo però ad avere un ambulatorio a Torre del Greco, lo studio è aperto dagli anni ’50 e risale a mio nonno Mario. Per me è stato fondamentale avere questo precedente in famiglia: ho avuto, fin da piccolo, l’abitudine all’ambiente medico.
Dato che lei opera anche a Torre con l’ambulatorio, qual è la paziente media che si trova davanti?
Mi trovo davanti di tutto. Ci sono sia donne giovani che iniziano la gravidanza o che hanno problemi di natura ginecologica, sia donne di tutte le età che fanno i controlli di routine ed, infine, anche le donne in menopausa.
Questo perché la ginecologia abbraccia problemi di ogni età, come sterilità, gravidanza e menopausa.
A Torre del Greco c’è la cultura dello Starbene?
Direi che è variabile. Ci sono donne che seguono i programmi di screening e rispettano tutti i progetti ed i controlli necessari con puntualità svizzera, ma anche donne che, se non indirizzate dal medico di famiglia o da conoscenti, preferiscono non rivolgersi al medico finché il loro problema non diventa serio. Veri e propri programmi di screening a livello cittadino o provinciale non sono stati fatti, per cui, anche per questo la situazione è molto soggettiva.
Sarebbe quindi opportuno un programma di prevenzione sui problemi femminili?
Assolutamente si, ma non può partire dal singolo ambulatorio, che ha un raggio d’azione ristretto. È difficile dar vita ad un programma cittadino quando la nostra struttura non ha più il reparto maternità. Dovrebbe essere organizzato qualcosa dal Distretto Sanitario, che però ha difficoltà legate alle troppa utenza e alle strutture che non sono adeguate.
Ci sono ricordi, legati al suo mestiere, che le sono rimasti particolarmente impressi?
I ricordi belli sono relativi alle nascite, che sono ogni volta eventi lieti. Per me è un’emozione sempre e comunque. D’altro canto c’è anche il lato negativo: questa è un’attività sacrificata che richiede costantemente disponibilità e quindi il sacrificio anche della famiglia e del tempo libero.
Sara Borriello
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 27 luglio 2011