Torre del Greco – Vito Esposito lascia in punta dei piedi la vita terrena, con lo stile e l’onestà intellettuale che lo hanno sempre contraddistinto. Una vita intera dedicata alla sua famiglia, ai suoi studenti, al territorio, alla sua Arte. Il covid ha fatto un’altra vittima illustre.

“Mi chiamo Vito Esposito. Il 19/07/1935 sono nato in Libia (all’epoca colonia italiana), a Zuara. Venni a Torre del Greco perché dovemmo scappare dalla guerra. Ricordo ancora le parole di un ufficiale che ci disse: Dovete andare via tutti quanti da qui, perché stanno arrivando i soldati americani. Sono momenti che restano impressi…”. Nel suo studio in via Sedivola avreste ascoltato queste storie di vita, di guerra, di amore e di arte che abbracciano un intero secolo: tutte estremamente aderenti alla realtà ed alla inesauribile conoscenza del Maestro.

L’evoluzione artistica del pittore, lo ha spinto a sviluppare nel corso degli anni uno stile personalissimo, frutto di una costante sperimentazione. Seppur lontani i tempi in cui Vito Esposito allievo precoce di Nicolas De Corsi appena sedicenne veniva battezzato come “Il tripolino”, ancora oggi si rimane affascinati dalle sue opere frutto di pennellate decise e colori vividi. Tanti i progetti che aveva in cantiere a favore di Torre del greco e dei suoi giovani artisti. Interminabile il suo curriculum: collaborazioni con Alberto Chiancone, nel ’53 alla Galleria del Pincio-Roma (con lo stesso De Corsi), l’anno dopo al Maschio Angioino -Napoli-, nel ’58 mostra di arte giovanile al Palazzo delle esposizioni, nel ‘70 pubblicato sul Bolaffi. Poi, una lunga serie di mostre e di premi in Italia e all’estero, sviluppatesi con crescente successo.



Per la sua città adottiva sarà incessante l’impegno attraverso l’insegnamento, la progettazione per la festa dei 4 altari e nel 1999 il progetto del carro trionfale dell’Immacolata. Spazierà in numerose tecniche, stili (tra cui l’informale) e materiali (tra cui la ceramica e minuterie presepiali).

“Vito Esposito è un pittore lineare, senza drammi apparenti. La critica militante lo ha definito pittore di atmosfera, magari ottocentesca, e di ambiente, magari georgico. Ma a ben valutare, risalta anche il sentimento della natura e del vivere quotidiano, con le emozioni che sa suscitare, non si dequalifica mai né nell’intimismo, né nel crepuscolarismo. Perché la ricerca interiore di Vito Esposito non è priva di messaggio o sterile esercizio di estetismo: atmosfere, ambienti, emozioni costituiscono per Vito Esposito, un mondo inesauribile, un retroterra molto ricco, un sicuro punto di riferimento per se stesso e per gli spettatori” scriveva Ermanno Corsi nel maggio 1975.

Per alcuni un maestro d’arte, per i suoi familiari una colonna, per altri un professore attento, per chi scrive un mentore. Di sicuro l’Artista Vito Esposito lascia un vuoto incolmabile: a parlare per lui resteranno i suoi dipinti, liberi da congetture e celate ideologie e la disarmante purezza del suo sguardo ceruleo.

Testo e foto di Cristoforo Russo