Luci ed ombre sul disegno di legge portatore di nuovi diritti e polemiche

IL FATTO
Suscita non poche perplessità il disegno di legge varato dal Consiglio dei Ministri l’8 febbraio 2007 sui “Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi” (indipendentemente dal loro sesso), comunemente definito con l’acronimo “Dico”. Redatto dagli staff legislativi di Barbara Pollastrini e Rosy Bindi, rispettivamente Ministro per le Pari Opportunità e per la Famiglia, il provvedimento presentato al vaglio del Senato della Repubblica, è al centro di numerose critiche lanciate dai diversi ambienti sociali, politici e religiosi. La questione scandagliata nelle sue più complesse sfumature, in realtà non è Dico o non Dico. Laico o cattolico. Innovatore o conservatore. Eterosessuale o omosessuale. E’ l’avanzamento della civiltà a pretendere sempre una rivoluzione copernicana. I problemi del presente richiedono di essere risolti con il cambiamento, unito ad un serio principio di responsabilità. Il ddl recentemente proposto è quindi parte integrante di un universale progetto di ricerca volto a concordare i “tempi” con le leggi del vivere civile.

LE POSIZIONI IN GIOCO
Svariate, del resto, le posizioni espresse in riferimento al dibattito in corso che vede schierate contro i Dico tanto le fasce estreme, di tendenza laica e radicale, che valutano il progetto eccessivamente “moderato”, quanto gli ambienti ecclesiastici ed i partiti politici di ispirazione cattolica che intendono tale “matrimonio di serie B” un esplicito attacco all’istituzione della famiglia. Del resto, la maggior parte dei Paesi europei si è dotata di sistemi legislativi che, seppur variegati, mirano al riconoscimento delle unioni civili. In particolare, in tale ambito emergono l’Olanda, il Belgio e la cattolicissima Spagna, che hanno aperto il matrimonio alle coppie dello stesso sesso per realizzare la parità perfetta tra etero e gay.



DICO VISTI DA EPHEMERIDES
“Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano” direbbe il pensatore liberale John Stuart Mill ma probabilmente, se fosse possibile una controargomentazione, l’obiezione di Aristotele sarebbe che “la natura dell’uomo, la sua umanità non è solo una proprietà naturale, ma riguarda anche l’essere cittadino”: una società democratica deve per cui garantire pari liberalità a tutti i suoi membri colmando possibili lacune derivanti dalle inevitabili trasformazioni che il divenire storico naturalmente comporta. Individuare i mezzi appropriati alle realtà che si intende tutelare, fornire risposte concrete alle necessità dei cittadini, è l’unica strada da percorrere per spegnere eventuali tensioni e salvaguardare il diritto all’uguaglianza.

LA PROPOSTA
I “Dico” si configurano allora come uno strumento che, lungi dall’offrire garanzie ulteriori alle coppie etero, aventi la possibilità di ricorrere sia al matrimonio civile che religioso per “legittimare” la propria unione, risulta parimenti inadeguato alle richieste delle coppie omo che lo reputano un inutile surrogato. Lo Stato, supremo garante dei diritti dell’intera comunità, non può essere sordo alle richieste di una minoranza che pretende di essere tutelata, sia essa politica o religiosa, sociale o linguistica, sessuale o razziale. Multare le esigenze moderne, di una società in fermento, ferma la vita nel suo sviluppo, multare l’amore ferma quel programma di fratellanza universale, di cui la stessa Chiesa Cattolica è portatrice tra gli uomini. Sì ai pari diritti per tutti. No ad un disegno di legge confuso e limitativo.

Annunziata R. Borriello
Caterina A. Stuppia