Pensieri liberi – Ieri pomeriggio, in un San Paolo ancora quasi completamente deserto, s’è giocata Napoli-Atalanta. Dopo i “fatti” di Torino, terminati con un verdetto che non voglio commentare in questo momento, perché m’attendo ulteriori sviluppi di quella vicenda che dovrà, per forza di cose, travalicare, sul piano giuridico, l’ambito meramente sportivo, tutti aspettavamo con ansia quale sarebbe stata, sul campo di gioco, la risposta del Napoli. L’incontro in programma ieri sembrava proprio quello “ad hoc”, il più adatto per rispondere al suddetto quesito.

L’Atalanta, infatti, era, ed è ancora, considerata dagli addetti ai lavori, da quelli che io definisco “i soloni del calcio”, la ‘squadra’ del momento, in grandissima forma, inarrestabile, una vera e propria macchina da gol, seriamente candidata alla lotta per lo scudetto. Ebbene, questa compagine agguerrita, che finora aveva fatto polpette degli avversari, seppellendoli sotto valanghe di reti, nel confronto con il Napoli s’è letteralmente ‘liquefatta’!

Quando una partita ha una ‘storia’ simile a quella disputatasi nel pomeriggio al San Paolo, è più che legittimo chiedersi: sono stati preponderanti i meriti del Napoli, oppure la debacle degli orobici è prioritariamente da attribuire alle loro occasionali deficienze, ovviamente calcistiche, di ieri? La mia valutazione sull’evento non può che partire da un’analisi, per quanto rapida, della partita. Ma c’è stata una partita? Sinceramente, non mi pare: il Napoli ha dominato in lungo e in largo, dimostrando per tutto l’arco dei novanta minuti una supremazia addirittura imbarazzante. L’Atalanta è squadra ‘tosta, con alcune individualità, sul piano tecnico, di rilievo (vedi Gomez e Ilicic), ben organizzata e fisicamente dotata. Ebbene, anche sotto quest’ultimo profilo, l’abbiamo ‘asfaltata’ di brutto! Il Napoli attuale, oltre a possedere una rosa di qualità, ampia e ben articolata, ha in formazione giocatori fisicamente straordinari, almeno uno per reparto.



In difesa, Koulibaly è tornato a essere quel gigante insuperabile che conoscevamo. A centrocampo, l’innesto del nuovo arrivato, Bakayoko, ha donato al reparto copertura ed equilibri, di cui s’è giovato principalmente Fabian Ruiz. Ho lasciato per ultimo l’attacco, per il quale è giusto che io spenda qualche parola in più. Il ‘ragazzino’, quell’Osimhen che dai più veniva considerato un prospetto, un giocatore non ancora maturo per il nostro campionato, alla prova dei fatti ha dimostrato tutt’altro! Sono veramente impressionanti la sua forza fisica, la sua resistenza, la sua capacità d’essere presente su tutte le palle. Se a questi ‘super’, aggiungiamo un Lozano straordinario, un Mertens sempre più leader, un Hysaj rigenerato dalla ‘cura Gattuso’, il recupero, addirittura, di due giocatori dai più ritenuti finiti (Ghoulam e Malcuit), senza considerare gli assenti per coronavirus e per infortuni, c’è da meravigliarsi se l’Atalanta se n’è tornata a Bergamo con quattro “pappine” sul groppone? Nessuna meraviglia, per me e per tutti quelli che osservano il calcio da un punto di vista quanto più possibile obiettivo. La maggior parte dei commentatori televisivi, invece, se pur “a denti stretti”, hanno ammesso la forza dimostrata dal Napoli, adombrandola, però, con il dubbio: quanto ha inciso sulla prestazione eccezionale degli azzurri la pochezza degli atalantini? Ma – sarei curioso di conoscere la loro risposta! – fino alle ore 14,55 del sabato appena trascorso, non era questa, lo ripetiamo, la compagine che avrebbe dovuto contendere, e con buone possibilità di riuscirvi, alla solita Juve (che figura a Crotone!) e all’Inter (sconfitta nel derby dal ‘sempiterno’ Ibra!) lo scudetto?
Ernesto Pucciarelli