GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

È da un po’ che a proposito della classe politica italiana si parla di “casta”, intendendo, con ciò, significare un gruppo di persone sostanzialmente chiuso, che gode di immensi privilegi. In effetti, gli alti stipendi, le altrettanto elevate pensioni, i vari benefici di cui godono i nostri ‘amati’ politici hanno finito per determinare nell’opinione pubblica la convinzione che i rappresentanti del popolo siano sostanzialmente inerti rispetto al perseguimento
dell’interesse collettivo, occupati, come sono, a godere del loro status di privilegiati. Il discorso appare quanto mai attuale in un periodo in cui i conti dello Stato sono in rosso e il Governo ha deciso, dunque, di varare una manovra finanziaria per recuperare soldi. A costo di essere accusati di demagogia, allora, ci chiediamo se non sia giunto il momento di adottare delle misure tese a ridurre i costi della politica, i quali pesano in maniera tutt’altro che trascurabile sulle casse dello Stato e degli enti pubblici in genere. Vari, in proposito sono gli interventi che si potrebbero esperire: dalla diminuzione degli stipendi e delle pensioni dei parlamentari alla riduzione del numero stesso di deputati e senatori (ma perché non pensare anche di abbandonare il sistema
bicamerale?); dall’accorpamento dei comuni con pochi abitanti all’eliminazione di province inutili; non ultima, in ordine d’importanza, l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Almeno in teoria, tutti si dichiarano d’accordo a ridurre i costi della politica, ma alla prova dei fatti, le ‘migliori’ intenzioni vengono sacrificate sull’altare degli interessi di casta. Eppure, il momento che stiamo vivendo appare quanto mai propizio per l’adozione di misure che sarebbero senz’altro utili, oltre che popolari. Uno Stato che spende tanto per una classe politica che pretende sempre di più rischia di trovarsi presto senza i soldi necessari a garantire ai cittadini i servizi pubblici fondamentali. Al momento, però, la “casta” non sembra preoccuparsi di ciò.
Alessandro e Giovanni Gentile
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 12 luglio 2011