GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

La presenza di discariche all’interno di un’area protetta come il Parco Nazionale del Vesuvio è, evidentemente, un’anomalia, destinata, forse in futuro, ad essere ricordata tra le tante vicende di cui si nutre l’aneddotica tragicomica napoletana, per la serie: “Solo a Napoli succede!”. Il problema dei rifiuti, d’altra parte, appare talmente complesso, almeno nel nostro contesto geografico, che tutte le soluzioni escogitate finiscono per
incontrare la ferma opposizione di una parte dei cittadini, spesso con episodi violenti, come raccontano del resto le cronache di questi giorni. Se è vero, dunque, che la gestione dei rifiuti è cosa assai complessa, è altrettanto vero, però, che utilizzare come discarica un’area protetta appare cosa al di fuori di ogni logica e che contrasta, oltretutto, con la scelta del legislatore nazionale di tutelare detto territorio. A riguardo, peraltro, occorre ricordare che l’area all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio è tutelata anche a livello sovranazionale: l’Italia, infatti, in attuazione di due direttive comunitarie, la 92/43 e la 79/409, ha previsto che la zona in questione
divenisse Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale; i vincoli esistenti sulla superficie all’interno del Parco sono, quindi, di duplice origine, interna ed esterna all’ordinamento nazionale. La storia del nostro Paese è costellata da richiami e sanzioni per inadempimenti rispetto alla normativa europea che vincola tutti gli Stati che hanno aderito agli organismi comunitari. Alla luce di quanto sta accadendo nell’area del Parco Nazionale del Vesuvio, dobbiamo quindi prepararci ad un intervento sanzionatorio da parte delle istituzioni europee nei confronti dell’Italia e della Regione Campania?
Alessandro e Giovanni
Gentile
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 27 ottobre 2010