GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

I lettori di questa rubrica sono abituati a leggere i nostri commenti su leggi di ultima approvazione o su Sentenze che, per un motivo o per un altro, sono salite alla ribalta della cronaca recente; senza dubbio, quindi,
può dirsi che l’attualità dei temi trattati sia una caratteristica costante dello spazio da noi curato. Per questo numero, invece, abbiamo deciso di fare un salto indietro nel passato, ricordando una normativa, tuttora in vigore, ma che è stata introdotta nel nostro ordinamento nell’ormai lontano 1990, con la legge n. 241 sul procedimento amministrativo. Le norme in questione (parliamo, infatti, di vari articoli) prevedono l’obbligo per la pubblica amministrazione di motivare le decisioni adottate, la nomina di un responsabile del procedimento al quale l’utente possa rivolgersi, l’adozione di un termine certo per concludere il procedimento e la possibilità per i privati di avere accesso agli atti della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda, in modo particolare, l’accesso agli atti, ricordiamo che tutti coloro che nutrono un interesse ad una decisione della pubblica amministrazione, possono visionare, chiedendone anche copia, i documenti che li riguardano. In caso di richiesta di accesso, l’amministrazione deve rispondere entro trenta giorni dalla presentazione della domanda; decorso tale termine senza che l’utente abbia ricevuto risposta, la richiesta d’accesso s’intende rifiutata, con possibilità, per l’interessato, di proporre ricorso al tribunale amministrativo regionale o alla Commissione per l’accesso di cui all’art. 27 della citata legge. La normativa in questione, oggetto di interventi di modifica nel corso degli anni, ha segnato senza dubbio un passo in avanti nel nostro Paese, poiché ha semplificato e reso più trasparente l’attività della pubblica amministrazione, migliorando, dunque, le relazioni tra questa e i cittadini, questi ultimi non più ignari dei meccanismi che disciplinano il funzionamento degli apparati pubblici. Ecco perché, dopo diciotto anni, era giusto che parlassimo della 241 del ’90.
Giovanni e Alessandro Gentile