Rubrica

A scanso di equivoci, vogliamo precisare che ciò che si legge dopo “Gli avvocati del ……” non è assolutamente un errore di battitura, né un sabotaggio compiuto ai danni della rubrica da parte degli amici della redazione del nostro giornale. La modifica del titolo vuole essere, invece, una modesta forma di protesta nei confronti di una norma, contenuta nell’ormai famoso decreto legge sulle liberalizzazioni, che incide profondamente sull’esercizio dell’attività forense. Detta norma, di cui all’art. 9 del decreto, prevede, tra le altre, che il professionista dovrà illustrare al cliente “il grado di complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico”; il compenso dovrà, poi, essere pattuito per iscritto tra professionista e cliente. Anche volendo credere alle migliori intenzioni che avrebbero ispirato il Governo nel partorire l’art. 9 del decreto, dubitiamo fortemente che chi ha scritto la norma sia a conoscenza di cosa voglia dire esercitare la professione di avvocato (sulle altre professioni, ovviamente, non siamo in grado di pronunciarci) e, in modo particolare, quanto complesso possa rivelarsi, per un legale, l’adempimento all’incarico conferito dal cliente. Come potrà l’avvocato informare la persona interessata circa gli oneri che questi dovrà sostenere fino alla conclusione dell’incarico se, come avviene nella maggior parte dei casi, è pressoché impossibile sapere quando l’incarico verrà a conclusione e, soprattutto, all’esito di quale attività? E’, questa, la domanda che, da un po’ di tempo, serpeggia tra gli avvocati, i quali, inclusi gli scriventi, auspicano che la norma ‘incriminata’ venga meno in sede di conversione in legge del decreto. Si badi bene: non si tratta, nel caso di specie, di difendere gli interessi corporativi della classe forense, ma di evidenziare la materiale impossibilità di adempiere ad una prescrizione che appare del tutto aliena dal normale esercizio della professione di avvocato.
Alessandro e Giovanni Gentile

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola l’8 febbraio 2012