La società informa la società

Dopo tre lunghi mesi di puro o zio e di dolce far niente, è arrivato il momento di caricare le lancette dell’orologio e di sentire quel suono, tanto odiato dai giovani, che ci ricorda che è ora di alzarsi per ritornare tra i banchi di scuola. C’è chi lascia gli anni legati all’infanzia per dar spazio all’adolescenza e chi lascia l’adolescenza per dar spazio alla maturità. Insomma ogni anno è diverso dall’altro ma c’è sempre una cosa che accomuna tutti: la mancanza di volontà. E’ ormai risaputo, infatti, che la stragrande maggioranze dei giovani non ama e apprezza la scuola e non sente la necessità di studiare in quanto noioso e monotono. Si diffondono sempre di più le voci secondo le quali, quella di oggi, sarebbe una generazione di bamboccioni, muli, senza voglia di far niente, che non sente l’esigenza di aggrapparsi al sapere comprendendo che solo così può farsi strada nella vita, una generazione triste e malata. Ma perché avviene tutto questo?
I fattori sono sicuramente molteplici. Al primo posto c’è di sicuro l’evoluzione tecnologica che ha fatto si che i giovani diventassero vittime dei mass-media e dei social network distogliendoli da molte altre occupazioni. Un altro aspetto da considerare è la responsabilità che la società odierna ha sul comportamento dei ragazzi. Questa ha fatto del consumismo un vero e proprio valore ed è alla continua ricerca dell’agio e del denaro contemporaneamente. Impossibile, dunque,che i giovani non si adattino a tale mentalità perdendo l’esigenza di studiare e di conseguenza di lavorare. Terzo e importantissimo fattore è quello legato al lavoro poco produttivo dello Stato che non fa nulla affinchè i giovani riscoprano la bellezza del sapere e della cultura. Insomma se da un lato c’è la colpa dei giovani che non fanno niente per il loro futuro e per il futuro del paese, non si può di certo dire che la società, lo Stato e quanto altro venga in loro soccorso.
Alessia Rivieccio

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 26 settembre 2012