GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

Tra i tanti (?) meriti del governo attualmente in carica si cita spesso la soluzione del problema dei rifiuti in Campania, senz’altro una delle pagine più buie della nostra regione, che ha avuto, e non poteva essere altrimenti,
una vastissima risonanza a livello mediatico, anche su scala internazionale. Le cronache di questi giorni, però, dimostrano come il problema dello smaltimento dei rifiuti, almeno nell’area napoletana, continui ad essere un autentico punctum dolens del rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, stante l’ enorme quantità di spazzatura che, in questo periodo, campeggia per le strade di Napoli, con grave pericolo per la salute pubblica, anche a causa delle alte temperature, coincidenti con la stagione estiva. Gli amministratori locali gettano acqua su fuoco e promettono la pronta ripresa del regolare servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti; i cittadini, però, oltre a dover patire l’ attuale disagio, mostrano diffidenza anche per il futuro, memori di un passato in cui, per molto tempo, hanno dovuto convivere con una situazione di emergenza. Questo precario stato di cose induce ad alcune riflessioni: una di carattere (permetteteci!) strettamente politico, relativa alla eccessiva disinvoltura con la quale è stata proclamata la definitiva risoluzione del problema rifiuti in Campania; l’altra, che riguarda la difficoltà che, spesso, anche le migliori leggi incontrano nella loro concreta applicazione, tanto più evidente, se, per restare al caso di specie, leggiamo l’art. 1 (Principi) della legge regionale n. 4 del 28 marzo 2007, relativa alla gestione dei rifiuti in Campania: “La presente legge considera la razionale, programmata, integrata e partecipata gestione dei
rifiuti quale condizione ineludibile di tutela della salute e di salvaguardia dell’ambiente e del territorio assicurando il rispetto dei principi di equità tra territori e generazioni. Si ispira, altresì, al conseguimento dell’obiettivo ‘Rifiuti zero’ attraverso le forme di organizzazione previste anche dalla normativa nazionale.”. Tra il dire e il fare
Alessandro e Giovanni
Gentile