AVVOCATI DEL DIAVOLO
L’inaugurazione dell’anno giudiziario è il momento nel quale viene tracciato un bilancio relativo allo stato della giustizia italiana. Il 2012, stando ai dati forniti dal Ministero della Giustizia, non si certo chiuso con un ‘saldo’ positivo per il nostro Paese, che, evidentemente, non riesce in alcun modo a scrollarsi di dosso le tante zavorre che pregiudicano il buon funzionamento degli uffici giudiziari e impediscono, in modo particolare, una efficace lotta contro la criminalità. Singolare, poi, che a fronte della debolezza dello Stato rispetto al fenomeno criminale vi sia, all’interno delle carceri italiane, una situazione divenuta oramai insostenibile, con una popolazione di detenuti incredibilmente superiore al limite consentito. Se questa è la realtà dei fatti, appare evidente quanto sia difficile elaborare soluzioni idonee a rendere, in tempi rapidi, più efficiente la giustizia italiana. Gli interventi da adottare, infatti, sono tanti, a partire, per quanto riguarda il settore penale, da una sapiente opera di depenalizzazione e da una revisione delle norme di procedura. Il progresso tecnologico, poi, dovrebbe intervenire in soccorso degli utenti della giustizia: pensiamo, ad esempio, alla possibilità di notificare gli atti tramite posta elettronica; da questo punto di vista, però, il processo di informatizzazione stenta a decollare, con buona pace di quanti, con un po’ troppo anticipo, hanno parlato di “ processo telematico”. L’applicazione delle nuove tecnologie al sistema di amministrazione della giustizia richiede, peraltro, che a questo settore vengano destinati fondi, e mezzi, adeguati; a che pro, infatti, introdurre le notifiche telematiche se, ad esempio, ci sono uffici di magistrati o cancellerie che mancano di computer? Il problema, allora, a ben vedere, è proprio quello della mancanza di fondi, che andrebbero destinati in ben altra misura agli uffici giudiziari. Alla luce dell’attuale stato delle finanze pubbliche, però, le prospettive non sono certo rosee; per quanto tempo ancora, dunque, dovremo attendere che la giustizia divenga un reale servizio per il cittadino?
Alessandro e Giovanni Gentile
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 30 gennaio 2013