È una vera e propria tragicommedia quella che sta andando in scena a Torre del Greco in vista delle elezioni
La grande amarezza o il mistero buffo delle primarie del centrosinistra, questa è la sintesi della tragicommedia andata in scena lo scorso weekend nella sede del Partito democratico di Torre del Greco. Chi pensava di portare i numeri della raccolta delle firme per candidarsi nella competizione interna alla coalizione di centrosinistra è rimasto deluso. Carlo Esposito, Alfonso Ascione (avendo due liste a supportarlo non ha avuto bisogno di raccogliere le firme) e Gabriele Toralbo (quest’ultimo, per protesta, insieme ad una trentina di fedelissimi, ha occupato la sede di via Circonvallazione) si sono presentati nella palazzina anonima posta di fronte alla stazione dei carabinieri per ratificare la loro partecipazione alla corsa a candidato sindaco del centrosinistra. Ma qualcosa è andato storto. Nella serata precedente è arrivato un ordine perentorio dalla segreteria provinciale del partito di Renzi di fermare tutto e di rinviare a data da stabilire il termine di raccolta delle sottoscrizioni per candidarsi alla carica di guida di tutte le liste del centrosinistra. La voce che è iniziata a circolare da subito è quella che imputa la brusca fermata alla macchina delle primarie al risultato della competizione svolta nella non molto distante Nola, dove a vincere la sfida interna è stato un vero e proprio outsider, uno che non era collegato con nessun partito o lista, e che ha fatto sobbalzare dalle rispettive seggiole i maggiorenti provinciali e regionali di Pd, Cd e Sel. Ancora prima si è assistito ad un vero e proprio sfaldamento di quello che un tempo era il primo partito di centrosinistra. Il Pd guidato da Vittorio Cuciniello si è quasi liquefatto al sole delle aspirazione dei singoli protagonisti. Ai tanti veti, e al gioco di tutti contro tutti, si è fatto avanti con fare spavaldo il renziano Giuseppe Stasio, con la sua associazione Big Bang. Il rospo da digerire per la vecchia guardia, a questo punto della storia, è stato davvero troppo grosso. Si è cercato di correre al riparo lanciando sulla scena il volto dell’ex capogruppo dei Ds all’epoca della giunta Ciavolino, lady Loredana Raia. Il braccio di ferro è continuato tra il giovane renziano e la più matura signora della sinistra torrese. Dopo i numerosi tentativi dei dirigenti del partito torrese impegnati per molte ore in fitti colloqui per convincere l’ex presidente dei Giovani democratici a fare il cosiddetto passo indietro, ecco arrivare la resa dei conti finale. Alla vigilia della scadenza per presentare le candidature alle primarie, sulla carta, dei 20 delegati Pd chiamati a votare, 12 sono quelli che si contano a favore della Raia (supportata dal segretario Cuciniello e dalla Cgil), mentre 8 sono quelli che sono a favore di Giuseppe Stasio. Tutto lascia presagire che, comunque vada, il Pd ne esca con le ossa rotte (visto che a raccogliere le firme c’era un altro iscritto al partito: Carlo Ceglia). Le ossa si frantumano, ma non per uno scontro interno all’ultimo sangue, ma per quella che è diventato il terzo rinvio del termine di scadenza per presentare le firme. Passando fuori la sede del partito si poteva tranquillamente scorgere sui volti dei partecipanti una grande amarezza.

La-grande-amarezza-con-statua

Grande amarezza anche per quello che sembra essere l’uomo forte della prossima sfida elettorale: Ciro Borriello. Grandissima amarezza per l’ex parlamentare di Forza Italia, dopo lo show di venerdì dei suoi più acerrimi nemici: il duplex Palomba-Polese. Alla riunione organizzata nella sede del partito Repubblicano (presenti anche i delegati di Mir, Noi sud, Civica per Torre, Nuovo Psi), i due coordinatori cittadini hanno fiutato che l’aria si metteva male e hanno sospettato che prima o poi qualcuno potesse tirare fuori il nome dell’ex sindaco del motto detto-fatto, per proporlo come candidato unico della coalizione di centrodestra: e quindi hanno giocato d’anticipo. Hanno tirato fuori la storia del “siamo tutti amici e vogliamoci bene”, riferiti ai partecipanti dell’altro tavolo: quello dell’area moderata. “Se apparteniamo tutti alla grande famiglia dei moderati, è giusto coinvolgere pure loro”, questo più o meno il ragionamento portato avanti dal duplex Palomba-Polese. E sulla scorta del loro pensiero la riunione è stata rinviata. Probabilmente, alla prossima riunione dove si vedranno tutti i moderati, Ciro Borriello proverà a forzare la mano proponendo primarie anche nel centrodestra (sperando che non siano un bluff come quelle del centrosinistra). Ovviamente, essendo uomo che s’informa, sa bene quale è l’opinione di Granato e soci sull’argomento. Ovvero nessuna preclusione alle primarie, ma “in un momento delicato come questo si farebbe solo da sponda a beceri personalismi”, aveva ricordato non più di qualche giorno fa il braccio destro del sottosegretario alla Difesa. In più, Granato ha anche detto che “ci dovrà essere discontinuità col passato”, ovvero nessun candidato che abbia già ricoperto il ruolo di primo cittadino. A questo punto a Borriello sono fischiate le orecchie. Ma egli è uomo cocciuto e con la vista lunga. Sa che la rottura al tavolo porterà la discussione ad un livello provinciale e regionale, e sa pure che è facile che da lì arrivi il nome che dovrà essere imposto come candidato a sindaco. A questo punto non gli resterà altro da fare che sfilarsi dal tavolo con le sue liste e correre alla carica di sindaco senza l’appoggio del “suo” partito Forza Italia. Un’impresa sovraumana anche per lui. Ed e qui che entra in scena la grande amarezza.
Alfonso Ancona

 



Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 19 marzo 2014