A Sorrento il 20 ottobre sarà presentato il libro di Covella che narra la storia di Nunzia e Barbara

Città d’arte, di cultura e di ricchezza paesaggistica, Sorrento ha da sempre accolto grandi artisti, sia quelli già affermati che quelli emergenti, sia attori che scrittori. Sabato 20 ottobre, la cittadina della penisola più bella d’Italia accoglierà la giornalista Giuliana Covella, autrice del volume "L’uomo Nero ha gli occhi azzurri – La Storia di Nunzia e Barbara". Il libro, pubblicato da Guida edizioni 2012, sarà presentato nella sala Consiliare del Comune di Sorrento alle ore 10. All’incontro interverranno l’Assessore alle Pari Opportunità, Maria Teresa de Angelis, la giornalista Giuliana Covella (autrice), il giornalista del mattino prof.Antonino Siniscalchi, la scrittrice Angie Cafiero (che cura anche la rubrica InCucina per il giornale La Torre e già nota al settore della gastronomia), la psicologa Maddalena Cinque, l’attore Ferdinando Maddaloni, che effettuerà letture di passi scelti. Non mancheranno, per l’occasione, i saluti del sindaco, Giuseppe Cuomo.
L’evento, inoltre, è stato organizzato in collaborazione con Glieventi di Carolina Ciampa. Alla Pro Loco di Massa Lubrense, è stato presentato l’8 settembre da Angie Cafiero e Francesca Battistella con l’intervento del dr. Antonino Belfiore
La Storia. Ponticelli, quartiere popolare a est di Napoli. Il 3 luglio 1983 vengono rinvenuti nell’alveo Pollena, un torrente in secca, i due corpi senza vita di Nunzia Munizzi e Barbara Sellini, di 10 e 7 anni. In seguito alla perizia del medico legale si scoprirà che le due amichette sono state violentate, pugnalate a morte e bruciate. L’Italia intera è scossa da quel duplice omicidio. In un primo momento gli inquirenti concentrano i sospetti su qualche maniaco del luogo. Ma ai primi di settembre accade qualcosa: i "mostri" vengono individuati in tre ventenni incensurati. Senza alcuna prova che ne dimostri la colpevolezza, ma solo in base alle accuse di un supertestimone, i tre ragazzi vengono condannati all’ergastolo. Una pena che scontano per oltre vent’anni senza aver commesso il fatto. Chi si voleva proteggere? Chi si doveva proteggere? Forse un camorrista a cui piacevano i bambini e che quindi avrebbe rappresentato, per il Sistema, un’onta da scostarsi di dosso? In trent’anni non è stato ancora svelato il mistero. Un mistero fatto, forse di un pericoloso intreccio tra camorra, politica, magistratura e forze dell’ordine.
Mirella Carnile

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 10 ottobre 2012