Opera postuma del prof. Ciro Di Cristo

La recente scomparsa del prof. Ciro Di Cristo e il fare delicatamente colloquiale con cui lascia il lettore avvicinarsi al grande genio recanatese, rende doppiamente doverosa, ancorché carica di interesse, la lettura di "Soggiorno di Giacomo Leopardi fra Napoli e Torre del Greco", opera postuma, edita dalla Pro Loco, in uscita in questi giorni con la prefazione del professore Nicola Ruggiero. Giacomo Leopardi, attraverso la vita, l’amicizia di Ranieri, le numerose inimicizie napoletane, il carattere impervio e la malattia dilagante …"Giacomo, che non ha mai amato una donna, che ha l’animo agghiacciato e appassito dalla continua infelicità, da essere disprezzato da tutti, riservato e malinconico…schernito per la cattiva abitudine di portare addosso biancheria molto sporca e maleodorante"…Un percorso a tappe segnato da trasferimenti tra Firenze, Roma e Napoli, stati d’animo, referti medici e scritti che elevano una realtà di per sé molto scarna e sofferente. Una la trama portante: il rapporto con Ranieri che lo tenne lontano da quell’ "odiato borgo natio", così promettendogli: "No, Leopardi, tu non andrai mai a Recanati, non ci separeremo mai", inutilmente recalcitrante il padre di Ranieri, che mal vedeva l’amicizia con quel misantropo malato. In un forte contrasto tra geniale creatività letteraria e grande sregolatezza di vita ed insofferenza, tra vomiti e malori, ritmi alterati e arroganti vizi, persino l’affettuosa Paolina, impeccabile infermiera, smise ogni resistenza di fronte al carattere indomabile del poeta. .."Egli è inoltre incredibilmente goloso: beve molto caffè, limonate, sciroppi ed è un furore nel divorare confetti e gelati in quantità …" La Casa di campagna dei Ferrigni a Torre del Greco, "dove tutte le nazioni traggono per la cura di idropsie e per la ricostituzione dell’organismo" , è una bellissimo racconto di personaggi, luoghi e storia di questa città. Segue il ritorno a Napoli fino al 14 giugno del 1837, in cui il dottore ne attesta la morte. Persino la sepoltura, ebbe le sue "vicende".
Gabriella Reccia