Mostra d’arte e di musica allestita nei locali della biblioteca

Torre del Greco – Tenutosi nei giorni tra il 6 e l’8 marzo, l’esposizione, organizzata dalla OCPG (Osservatorio Comunicazione Partecipazione Culture Giovanili), rientra nel ciclo “chiamata alle arti”; tale progetto è stata senz’altro un’ ottima opportunità per i giovani artisti. Non parliamo solo di arti figurative (quali la pittura o la fotografia), ma anche di arti performative (musica, teatro), in pratica ce n’è era per tutte le salse. La prossima mostra si terra l’8 aprile in quel di S. Maria la Carità.
Ognuna delle opere esposte ha il suo particolare modo di darsi all’occhio del lettore, tutte però con un medesimo comune denominatore: il voler esporre la realtà (sia nei suoi aspetti più teneri che in quelli più crudeli) con la classica deformazione dello sguardo artistico, che, in questo caso, sembra biforcarsi, da un lato cercando (talvolta all’esasperazione) l’onirico, dall’altro mostrando la nuda fragilità della realtà (che sia lo sguardo di un bambino od una ragazza persa nei suoi pensieri).
Parlando quindi di “occhi” artistici (e cercando di pensare il meno possibile al Magritte), non si può evitare di citare le tele di Annamaria Ruocco, dove, diversi corpi femminili, in una armonia quasi musicale, comunicano l’intera loro essenza attraverso l’unico particolare delle loro forme non celato sotto il velo, per l’appunto gli occhi, lo specchio dove è solo la quintessenza dell’anima a parlare. Con uno sguardo più pragmatistico l’opera la si potrebbe anche leggere come un urlo contro la violenza sulle donne.
“Occhi distorti” abbiamo detto sopra, distorti forse dal tipo di comunicazione più palese dei nostri tempi, quella di massa, Fiorentina Girace sembra però aver fatto di questo vizio una virtù, le due tele, raffiguranti l’una Jimi Handrix l’altra Totò, appaiono come cartelloni pubblicitari (una citazione alla pop art?), sono però i particolari a darci il senso artistico e critico dell’opera, ad esempio in un angolino del dipinto su Handrix si nota la chitarra divisa geometricamente (come da una macchina), non più spaccata da un sentimento quale la rabbia o la ribellione (come da un umano).
Notevoli sono anche i “disegni” di Martina Garofalo, emblema di una innocenza che, nonostante tutto, permane, un’ innocenza dal sapore tutto adolescenziale, un’ innocenza che la ragazza disegnata a pastello su un foglio da quaderno mantiene sebbene qualcosa sembri turbarla.
Ma forse, tra le opere esposte, quelle che colpiscono di più sono gli scatti di Rosaria Palmieri, una breve serie di fotografie che sembrano riassumere a perfezione l’occhio del giovane post-moderno. Un bambino in piedi su una tavola da surf arenata appare una sorta di Ulisse che nella sua “pura semplicità” sogna un giorno di superare le colonne di Ercole. Il giovane Ulisse guarda il mondo, lo scopre, con un binocolo, e non può che continuare a sognare, finché è proprio il sogno che superando la realtà lo porta oltre, trasformando un mondo fatto di acciaio industriale in un qualcosa di surrealisticamente meraviglioso (lo fotografia in particolare si chiama “Irrealismo nella realtà”).
Concludendo, e cercando di essere più concreto possibile, va detto che eventi come questi ci riportano alla mente come “I giovani d’oggi” non siano in realtà un mainstream spinto solo dalla corrente del consumismo e dell’apparire, nel giovane ci sono fin troppe spinte creative, ma troppo poche sono le occasioni per mostrarle, ed è proprio la frustrazione che da questa situazione scaturisce a fomentare il materialismo ed il consumismo.
In ogni caso, un vivissimo “complimenti” ed un forte “in bocca al lupo” a tutti i giovani che hanno esposto.

Fabio Cirillo