Si gioca? Non si gioca? L’ultimo bollettino riferisce di sette positivi al covid in casa granata… Il limite massimo, superato il quale le partite vengono automaticamente rinviate, è stato fissato dalla Federazione in otto indisponibilità… Allora forse il derby con la Salernitana si potrà disputare. E così, ieri pomeriggio, in uno stadio “Maradona” sferzato da una temperatura quasi polare e reso ancora più triste dalla mancanza di un pubblico adatto numericamente a far da cornice alla partita, le squadre sono scese in campo. Tralascio qualsiasi riferimento alla gara, poco più di un allenamento per il Napoli. Colantuono, nella conferenza di fine partita, ha espresso il suo più che giustificato malcontento. Già in condizioni, diciamo così, “normali, la differenza tra Napoli e Salernitana è abissale; figuriamoci che senso poteva avere avuto una partita nella quale aveva schierato in campo i “resti” della sua squadra, un manipolo di ragazzi che, in gran parte reduce all’infezione pandemica, non si allenava almeno da una decina di giorni!

Analoga situazione s’è verificata in precedenti partite di questa stagione calcistica (vedi, ad esempio, Udinese-Atalanta), che definire ‘anomala’ è un vero e proprio eufemismo. E’ naturale che ad essere notevolmente avvantaggiate dall’emergenza-covid sono quelle compagini meglio attrezzate nei loro organici, numericamente e sotto il profilo tecnico. Il campionato andava sospeso, credo che sostenere il contrario sia impossibile, e indice di malafede. Sono state anche rintrodotte le limitazioni della presenza di pubblico sugli spalti (non va superata la soglia dei 5000 spettatori!), ed è risaputo che il calcio senza spettatori somiglia molto ad una minestra non corredata della giusta, indispensabile, dose di sale.

Insomma, con la mancata sospensione del campionato si sono privilegiati da parte degli Organi di Governo, calcistici e non, gli interessi economici dei pubblicitari e quelli delle emittenti televisive.



Lo spettacolo offerto dalle squadre rimaneggiate, ridotte veramente all’osso, è diventato a dir poco pietoso? I giocatori costretti a scendere in campo in precarie condizioni di salute corrono seri rischi per la loro incolumità? Le squadre “più piccole” saranno ancor più facilmente fagocitate da quelle di livello superiore? Poco importa: sull’altare del “Dio Denaro” tutti i sacrifici sono leciti!
Ernesto Pucciarelli