Il caso di Vincenzo Borriello non giustifica la chiusura del Maresca

(a) per gli abbonati o in edicola – Torre del Greco – Nove anni or sono un ragazzo di undici anni appena fu ricoverato d’urgenza all’ospedale Maresca in seguito ad un infortunio ad una gamba avvenuto su un campo da calcio. L’operazione cui fu sottoposto Vincenzo Borriello (questo il nome del giovane ragazzo) gli ha cambiato la vita; infatti, gli fu recisa accidentalmente la cartilagine di accrescimento. Iniziò così un lungo calvario che ancora oggi dura: nove operazioni finalizzate ad allungare tessuti e ossa altrimenti bloccate allo stato degli undici anni, la fine di una passione, ovvero quella per il calcio, la perdita della voglia di studiare, la madre affetta da gravissimi problemi depressivi, i fratelli che si rifiutano di prendersi cura di lui, e, infine, il padre, anch’egli malato, che abbandona la famiglia. A Vincenzo è stato impiantato un fissatore all’arto che dall’intervento non è stato più controllato. Rischia l’amputazione della gamba. Egli vive recluso nella sua cameretta, non riesce ad alzarsi da solo dal letto. Il giovane ha più volte minacciato di togliersi la vita, ha addirittura tentato di fare esplodere l’appartamento in cui vive con una bombola del gas. Tutto quanto è successo ricade sotto la voce “malasanità”, ma non giustifica la chiusura del nosocomio torrese. Il “mercato della salute” non coincide con la malasanità; quest’ultima è provocata, per lo più, da ignoranza, incuria, superficialità, pressappochismo, irresponsabilità, immaturità psichica, presunzione e cinismo degli operatori sanitari. Si tratta quasi sempre di avvenimenti casuali. L’importante funzione salvifica che ha esercitato il nosocomio torrese sulla vita di Mariano ci dimostra che la struttura e lo staff che in essa opera sono un riferimento importante per la salute degli abitanti della zona vesuviana.

M.C.Izzo



Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea de La Torre 1905 in edicola l’8 luglio 2009