Quella che si ha davanti è una guerra sotterranea con vittime comuni: commercianti e cittadini

(a) Torre del Greco – Nella notte tra il 17 e 18 settembre una bomba carta devasta la nota pasticceria Mennella, situata all’angolo tra via Veneto e corso Vittorio Emanuele. A distanza di pochi minuti dal primo boato, un secondo ordigno viene fatto esplodere ai danni della gioielleria Nabilia, su via Nazionale. Atti intimidatori inferti agli esercenti, nel bel mezzo del centro urbano, per mano della camorra. Un fragore, quello degli esplosivi e dello sbigottimento dei cittadini, eruttato con violenza alle ore 0:50 di quella notte; magma che, in realtà, ribolliva da anni nella pancia della città. Le azioni malavitose hanno lo scopo principale di percepire tangenti su tutte le attività, lecite e illecite della cittadina. Scopi collaterali: disimpegno di operazioni di polizia e amministrazione della giustizia per coloro che non avessero fiducia nello Stato. L’organizzazione camorristica fa propri i valori della cultura meridionale come la famiglia, l’appartenenza, i vincoli, distorcendoli in disvalori, asservendoli al male. Si viene ad instaurare una “non-cultura” che nasce dal ventre stesso della nostra storia, della nostra identità, del nostro essere popolo napoletano. Nell’ottobre scorso il Comune di Torre del Greco ha indetto un Consiglio straordinario per discutere dell’emergenza criminalità. Presenti le massime autorità istituzionali territoriali e provinciali. Numerose le proposte sul tavolo di lavoro: l’istituzione di un comitato tecnico di supporto alle eventuali denunce; l’installazione di sistemi di videosorveglianza; aiuti finanziari e tassazioni sospese a chi ha il coraggio di denunciare il pizzo; l’istituzione di un fondo regionale antiracket cui potranno accedere gli esercizi commerciali colpiti dal crimine organizzato. Ribadita l’importanza di una sempre più stretta cooperazione tra Comuni e tra quest’ultimi e le Forze dell’Ordine. Previste una serie di incontri nelle scuole sul tema della legalità e l’attuazione di politiche occupazionali, armi di rilievo per prevenire atti camorristici. Nonostante le belle intenzioni, la mano del racket colpisce ancora il 24 marzo. Un capannone di rimessaggio barche viene dato alle fiamme in via Nazionale. Oltre 50 imbarcazioni dilaniate dal fuoco per una perdita economica di oltre due milioni di euro. La vittima, il giovane imprenditore Giovanni Bottino, aveva già subito in passato delle estorsioni e denunciato i cosiddetti “cravattari”. Grazie a quelle denunce la polizia aveva arrestato poco prima di Natale sette persone, tutte ritenute vicine al clan Falanga. Oggi, l’Amministrazione cerca di trovare una soluzione per fornire quei contributi che permetterebbero a Bottino di riaprire il suo cantiere navale. Quella che si ha davanti è una guerra sotterranea con vittime comuni: i commercianti di Torre del Greco in primis, ma che riguarda sostanzialmente i cittadini tutti e la città stessa che continua a mangiarsi da dentro.
Simone Ascione
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 14 aprile 2010