Sono trascorsi 5 mesi dal tragico epilogo del 30 luglio presso la sede centrale delle Poste

“Un atto di giustizia”: è stata questa la motivazione che ha spinto l’ex portalettere, Cristoforo Gaglione, ad uccidere a sangue freddo, la mattina del 30 luglio 2012, la direttrice della sede centrale delle Poste sita in Via Vittorio Veneto, Anna Iozzino, a causa di un ordine di servizio che gli era stato dato 48 ore prima. Secondo la ricostruzione fornita dalle forze dell’ordine, resa possibile grazie all’ausilio delle telecamere poste all’interno della struttura, l’uomo si sarebbe recato nell’ufficio, dove la donna stava tenendo una riunione di lavoro abituale, e sparato diversi colpi di pistola di cui 4 hanno raggiunto il volto, il torace e il petto della 56enne. Malgrado il tentativo, da parte dei medici, di salvarla, il cuore della direttrice ha cessato di battere lasciando un marito e due figli. Dopo una breve fuga il killer, 53enne, è stato trovato e arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Oggi, a distanza di ben 5 mesi dal tragico epilogo di quel giorno fatale, Cristoforo Gaglione chiede un rito abbreviato allo scopo di ottenere lo sconto di un terzo della pena e il suo difensore ha depositato una perizia psichiatrica per dimostrare lo stato di alterazione dell’ex portalettere già, peraltro, conosciuto dalle forze dell’ordine a causa di una denuncia a suo carico per aggressione ai vigili urbani che lo avevano fermato e multato con sequestro del motoveicolo per guida senza casco. Alla luce di quanto detto è stata disdetta l’udienza dell’11 marzo presso la corte d’assise di Napoli per cui l’uomo dovrà essere condannato dal gup, giudice per le udienze preliminari, di Torre Annunziata.
Alessia Rivieccio

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 30 gennaio 2013