Le zone dislocate dal centro sono in uno stato di degrado e sempre più abbandonate

(a) Torre del Greco – La politica dell’immagine e delle promesse sulle periferie ha le gambe corte e i torresi lo
verificano giorno dopo giorno. Torre del Greco sta morendo. I luoghi in cui avvenivano incontri e osmosi sociale, dalle scuole ai centri civici, sopravvivono a stento dalla scure dei tagli alla spesa pubblica. Un esempio eclatante dello stato di abbandono e di degrado delle città riguarda la zona tra via S. Maria la Bruna e il quartiere Leopardi. Le stazioni della Circum presenti, laddove ogni anno vi approdano milioni di visitatori diretti alle ville vesuviane od ai siti archeologici dei paesi limitrofi, sono il peggior biglietto da visita possibile per la nostra città. Gli spazi pubblici sono spesso ricolmi di ogni genere di rifiuti. I marciapiedi (quando ci sono) e gli stessi passaggi pubblici sotto gli edifici non invitano a percorrerli neppure di giorno, figuriamoci in una notte d’inverno. Nessun punto di aggregazione per i giovani, nessun parcheggio per residenti. E se chi possiedeun’automobile il problema “parcheggio” non se lo pone, sicuramente dovrà risolvere un altro problema: il raggiungimento
del centro città; infatti, i mezzi di trasporto, soprattutto i bus che collegano S. Maria la Bruna al centro, non bastano a soddisfare le esigenze di un quartiere che conta migliaia di abitanti. Quando qualche anno fa
le periferie parigine andavano in fiamme, con gli scontri tra le bande giovanili e le estese proteste delle fasce più disagiate della popolazione, i politici italiani si affannavano a precisare che in Italia certe cose non sarebbero mai potute accadere. Ma il degrado nella zona periferica della città del corallo è evidente. Si vede e si respira: basta andarci in certi posti, preferibilmente a piedi, per osservarne le brutture e vivere quella sensazione di insicurezza cui sono costretti quotidianamente i loro abitanti. La politica salottiera pare inerte. Al più si predispone qualche ristrutturazione parziale, qualche isola ecologica, qualche nuova strada, qualche insediamento commerciale o una manciata di poliziotti in più, ma i tempi burocratici sono lunghi ed i problemi restano e si aggravano. Ormai sembra che il cittadino si stia abituando a convivere col degrado, ad accettarlo,
senza troppo preoccuparsi del disastro che lo circonda.

Maria Consiglia Izzo



Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 16 dicembre 2009

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