Il recente, e triste, episodio avvenuto a Torre del Greco, che ha visto quale sfortunato protagonista un cane Giustizia-Toghe

investito da un veicolo e morto causa dell’impatto con lo stesso, ci offre lo spunto per ricordare come il nostro legislatore non sia insensibile rispetto alla tutela degli animali; prova di ciò è la previsione in ambito penale di varie norme che intervengono a sanzionare proprio le condotte lesive degli animali. Il nostro codice penale, infatti, prevede, al Titolo IX BIS, i “DELITTI CONTRO IL SENTIMENTO PER GLI ANIMALI”, tra i quali ricordiamo, in modo particolare, il delitto di cui all’art. 544 bis (“Uccisione di animali”) e la fattispecie prevista dall’art. 544 quinquies(“Divieto di combattimenti tra animali”), mirante, quest’ultima, a porre un argine al diffuso fenomeno dei combattimenti clandestini tra cani, gestito, almeno in alcuni contesti geografici, dalla criminalità organizzata. Le norme in questione prevedono delle sanzioni di non poco conto nei confronti di coloro che realizzano le condotte da esse previste: basti pensare che per i combattimenti tra animali è prevista la reclusione da uno a tre anni e la multa da 50.000 a 160.000 euro; pene che, in presenza di alcune circostanze aggravanti, possono essere aumentate da un terzo alla metà. Purtroppo, la cultura del rispetto degli animali, occorre prenderne atto, non viene inculcata attraverso (o solo attraverso) le norme giuridiche. Se episodi di cronaca che coinvolgono questi esseri viventi continuano a verificarsi significa che occorre fare ancora molto, e non solo in ambito legislativo, in termini di educazione al rispetto degli stessi.
Alessandro e Giovanni Gentile

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 11 febbraio 2014