Torre del Greco – “L’acqua non si vende!”: è questo lo slogan della campagna referendaria indetta da una lunga serie di partiti (tra cui il SEL di Torre del Greco). Proprio in merito a questa faccenda lunedì 24 maggio si è tenuto un’incontro presso la sede di Sinistra Ecologia e Libertà.
Ad aprire la riunione è stato Vincenzo Sforza (responsabile ambiente) che ha presentato dati promettenti (si stima di superare abbondantemente le 500.000 firme entro un mese), e ha rammentato ai presenti l’impegno che dovranno profondere al momento cruciale (cioè il referendum). Sforza ha proseguito il suo discorso dando qualche cenno storico, dalla legge Galli del 1990 (che affidò la gestione della rete idrica ai comuni) alla legge Ronchi (che prevede la possibilità di privatizzare i servizi idrici), facendo un’ accurata panoramica sul Manifesto di Lisbona. “In una società dove diversi stati hanno già privatizzato istruzione e sanità, l’acqua è uno degli ultimi baluardi dello stato sociale!”, con queste parole il responsabile ha concluso il suo intervento.
A portare il discorso dal generale al particolare ci ha pensato Bruno Miccio, entrando in questioni che riguardano Torre del greco: l’acquedotto vesuviano era privato, poi la gestione è passata alla GORI (una società mista; in teoria questo sarebbe un vantaggio, ma in pratica non lo è stato affatto. L’acquedotto era convenzionato direttamente con il comune, quindi gli organi municipali avevano la possibilità di controllare l’operato della società. Con il passaggio dell’appalto alla GORI le carte in tavola sono cambiate, la ditta non tratta più con il singolo consiglio, bensì con una assemblea di 76 comuni (nel nostro caso la zona Sarno-Vesuviana); è quindi evidente che l’istituzione della singola città ha perso non poco potere decisionale.
A concludere l’incontro è stata Fulvia Bandoli (segretario nazionale del SEL) che ha posto l’accento sull’evidente illegittimità della privatizzazione delle reti idriche: “l’acqua è un bene comune, quindi tutti hanno il diritto di esserne fruitori “. La Bandoli ha inoltre argomentato in via trasversale (ma certamente non dispersiva) sul problema del nucleare.
L’acqua è (assieme all’aria) il bene di tutti per antonomasia, ma per essere obbiettivi fino in fondo occorre qualche precisazione: come ricordato anche durante l’incontro, L’Italia perde il 37% di acqua per l’inefficienza della rete idrica; se le reti idriche fossero private ciò accadrebbe?! E non è nemmeno da sottovalutare l’impatto sociologico di una tale liberalizzazione, ad esempio i posti di lavoro che si andrebbero a creare se più di una ditta entrasse in concorrenza, nonché il conseguente abbassamento dei prezzi… Liberalizzare una parte di mercato vuol dire creare concorrenza e la concorrenza (è una legge base dell’economia) va sempre a favore dei consumatori.

Fabio Cirillo