EDITORIALE

Due brevi ma necessarie premesse. Primo: conosco la dottoressa Sessa dalla prima media, abbiamo fatto otto anni di scuola assieme, la nostra è una solida e decennale amicizia che le pur profonde divergenze politiche non hanno mai potuto incrinare. Secondo: so di farle un cattivo servizio con questo articolo, il potere ama circondarsi di mediocrità per timore di essere messo in ombra, ma non posso proprio esimermi dallo scriverlo.
E’ che da un po’ di tempo le nostre strade sembrano improvvisamente diventate, per quanto riguarda l’arredo urbano, quelle di un paese civile: panchine alle fermate d’autobus e – finalmente – cestini per i rifiuti! Pensionati e massaie, ma anche ragazze e ragazzi, non sono più costretti ad aspettare gli automezzi pubblici all’impiedi e sotto la pioggia chi ha una carta sporca da buttare d’un minimo di coscienza civica non è più in imbarazzo.
Immagino quanto "veleno" siano costati panchine e cestini all’assessore all’arredo urbano, quante battaglie per i fondi, quante frustrazioni prima di vedere un minimo di risultati, quante lotte con il famigeratamente neghittoso personale comunale per l’installazione. Ma oramai è fatta: panchine e cestini sono installati, qualcuno potrà obiettare sulla loro estetica, ma personalmente prenderei a pugni chi cercasse di danneggiarli.
E’ che la dottoressa è sì una colta ed emancipata professionista, ma è anche una accorta madre di famiglia, abituata a fare i conti della spesa e magari a litigare con i fornitori (le due cose, specie dalle nostre parti, spesso coesistono). E forse ci voleva una accorta mano femminile, mezza da manager mezza da massaia, perché dalle nostre parti arrivasse un po’ di urbanità, oltretutto a costo quasi zero, perché pare che il materiale giacesse inutilizzato da anni nei depositi comunali.
Vai avanti così, per la tua strada, Olga. Se avessi le tue stesse idee politiche ti voterei, alle prossime elezioni. E so che questo è il massimo dell’amichevole perfidia…
Giuseppe Della Monica