L’azienda corallina ha iniziato la sua attività nel lontano ‘800

Nel campo dal corallo, Torre del Greco può vantare una storia di prestigio e tradizione davvero centenaria, fatta di tradizione e attaccamento alle proprie origini. Esempio di ciò è l’azienda Fratelli Iacobelli, che iniziò la sua tradizione nel lontano ‘800, portando avanti quell’arte orafa tramandata di padre in figlio. Abbiamo intervistato il signor Federico Iacobelli, titolare dell’azienda, per conoscere meglio questa storica famiglia.
Può dirci qualcosa riguardo la storia della sua azienda?
La famiglia ha origini secolari, veniamo dallo stesso ramo dei Palomba, oggi nel campo immobiliare. Il mio bisnonno faceva questo lavoro come armatore e pescatore di corallo già nell’800. Nel primo dopoguerra poi mio padre Aldo proseguì, assieme a mia madre Luigia, questa tradizione; è da quel momento che ha formalmente inizio la Iacobelli. L’azienda ha avuto riconoscimenti importanti, come una medaglia d’oro dall’allora presidente Craxi come impresa benemerita per l’esportazione e lo sviluppo dato al commercio di Torre del Greco: esportavamo all’estero il 90-95% del prodotto.
Data la sua esperienza, quali sono stati i cambiamenti più significativi nel settore della lavorazione del corallo?
Il cambiamento c’è stato soprattutto negli ultimi vent’anni. Torre era al centro del settore nel primo dopoguerra, sia parlando di corallo che di madreperla e oreficeria in generale, oggi però la situazione è andata molto a scemare.
Il picco di vendite è stato raggiunto negli anni ’70, poi il mercato si è inflazionato e ha cominciato a decadere, molti si sono rivolti verso il sud-est asiatico per economizzare i costi.
Alla luce di ciò, ritiene che Torre del Greco possa essere rilanciata come polo corallifero?
Sono molto scettico riguardo ad una possibilità del genere: l’ultimo tentativo fatto di creare un polo orafo a Torre del Greco con il consorzio Corallium fu osteggiato dalla politica e ciò ha fatto sì che molte aziende, che avrebbero potuto creare un certo tipo di sviluppo, si siano spostate verso altri poli, come il Tarì e Oromare.
Il suo mestiere è stato tramandato di padre in figlio, cosa ricorda dell’azienda di quand’era bambino?
Ricordo che nel nostro laboratorio si lavorava tutto il giorno con ben tre turni di operai. A sei, sette anni passavo molto tempo insieme agli operai, abbiamo sempre avuto un rapporto amichevole che ho cercato di mantenere. Fin da piccolo mi è stato insegnato a rispettare chi lavora e ad essere rispettato a mia volta per il lavoro che faccio.
Sara Borriello
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea il 26 ottobre 2011