LA STORIA

(a) Torre del Greco – Una pioggia di confetti. Confetti di piombo. Piombo che viene esploso da armi da fuoco. Piombo che a volte stronca le vite, altre volte stronca il fiato al solo pensiero di immaginarselo tanto vicino da rischiare di esser colpito. E’ proprio da quel genere di proiettili che fu anticipato il sequestro di Ciro Cirillo esattamente 30 anni fa. Un sequestro che ha fatto tanto parlare, durato tre mesi circa, e che ha lasciato tanti interrogativi ancora aperti e misteri non risolti. Era il 27 aprile sera quando l’edizione straordinaria del Tg annunciò che le Brigate rosse avevano preso Cirillo, l’allora assessore regionale della Dc che aveva la delega ai lavori pubblici, proprio nel periodo post – terremoto, quello della ricostruzione. Il politico fu rapito a Torre del Greco, in via Cimaglia. Correva l’anno 1981. Nella via poco distante dal centro cittadino torrese, quella sera, morirono l’autista dell’assessore regionale, Mario Cancello, e il maresciallo della polizia che gli faceva da scorta, Luigi Carbone. Il segretario dell’assessore Cirillo, Ciro Fiorillo, si salvò solo perché i brigatisti gli spararono alle gambe. Nonostante l’allarme scattò pochi minuti dopo il sequestro, i terroristi riuscirono a portare la vittima in un rifugio nella zona vesuviana. La storia narra che già dopo le prime ore successive al sequestro sarebbero iniziate le trattative. Si ipotizzò perfino il coinvolgimento de “’o professor” Raffaele Cutolo, tra i brigatisti ed i servizi. Ciro Cirillo venne infine liberato dopo quasi tre mesi: il 23 luglio le Br comunicarono la liberazione del politico. Il rapimento Cirillo e alla trattativa per il rilascio sono stati dedicati libri, testi e tesi di laurea, ma nessuno di questi scritti risponde alla domanda: perché Aldo Moro venne lasciato morire e Ciro Cirillo (come anche Sandrucci) fu liberato? Cirillo, oggi novantenne, ha rilasciato numerose interviste, ha incontrato gli studenti, ha partecipato ad incontri ma anche lui non ha spiegato il perché di quella liberazione.
Mariella Ottieri
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 4 maggio 2011