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L’accostamento di due figure come Giuseppe Garibaldi e Adolf Hitler, potrebbe apparire dissacrante e provocatorio. Da un lato l’eroe dei due mondi e il combattente generoso per la libertà; dall’altra il grande dittatore che ha trascinato la sua nazione e l’Europa intera in una guerra distruttiva. Eppure entrambi mobilitarono grandi masse , seppero suscitare entusiasmo o odio fanatico attorno alla propria persona, usando parole simili: “diritto dei popoli”, “amor di patria”, “nazione”. Ma oggi possiamo ancora pronunciarle queste parole con orgoglio o ne abbiamo paura? Ci ricordiamo di fare parte di una nazione solo in occasione di competizioni sportive mondiali, e per il resto non sappiamo cosa sia? Ci piace sventolare il tricolore quando ci fa comodo ma sappiamo realmente cosa sia l’amor di patria? Un chiaro segnale arriva dai giovani che acquistando maglie e borse con la scritta “I love N.Y.” lanciano un messaggio, forse banale, ma che non dovrebbe lasciare imperterriti. La patria è un valore supremo e, molto probabilmente, il senso di vuoto che i giovani vivono, causato dal non sentirsi appartenenti a un destino comune, è il risultato di sessant’anni di politica sbagliata, incapace di garantire un certo livello di qualità di vita e di preservare la dignità del popolo italiano. I problemi che affliggono la penisola non sono altro che il risultato di un individualismo incontrollato che guarda esclusivamente al profitto: la genuinità dei valori hanno lasciato posto ad una sempre crescente massificazione, uniformità di pensiero tale da distogliere il ragazzo in crescita dall’ interiorizzare e dal fare propri quanto hanno conquistato i nostri antenati con il loro sangue e quanto è stato ottenuto grazie ai patriottici, quelli veri, che a lungo di sono battuti.
Alessia Rivieccio

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 13 febbraio 2013