Parigi – Oggi 3 dicembre la Dottoressa Annamaria Ascione, socio AISD (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore) e membro del Comitato Tecnico-Scientifico dell’ASSIMEFAC (Associazione Società Scientifica Nazionale di Medicina di Famiglia e Comunità) presenterà all’International  Conference on Neuropsychiatry di Parigi un nuovo studio sul trattamento multidisciplinare del dolore cronico, che non sempre si può considerare esclusivamente di tipo organico perchè può essere espressione corporea di un trauma irrisolto. Nello studio è stato dimostrato che un  approccio multidisciplinare e integrato tra medicina narrativa, psichiatria e psicoterapia analitica ha permesso ai due pazienti protagonisti dei due casi clinici trattati di dare un nuovo significato alle radici emotive del loro dolore, riducendo la necessità di un trattamento farmacologico. Anche i sintomi si sono notevolmente ridotti,  rispettivamente dopo 2 anni e dopo 18 mesi di trattamento.



“Alcune sindromi dolorose e apparentemente misteriose acquistano senso se considerate “narrazioni corporee” di un trauma. Il corpo può “custodire” traumi non detti che si esprimono sotto forma di dolore. Il compito dei clinici, quindi, non è ridurre i sintomi ma aiutare il paziente a ‘tradurre’ quel dolore in parola e racconto, per fargli perdere parte della sua potenza distruttiva e farlo diventare occasione di consapevolezza e di dialogo. Solo così inizierà definitivamente il cambiamento e il percorso di guarigione per il quale occorre un approccio multidisciplinare e integrato tra medicina narrativa, psichiatria e psicoterapia analitica”. Queste le parole di Annamaria Ascione, socio AISD (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore) e membro del Comitato Tecnico-Scientifico dell’ASSIMEFAC (Associazione Società Scientifica Nazionale di Medicina di Famiglia e Comunità).

All’evento, che riunisce i maggiori esperti, ricercatori e clinici nel campo della medicina e della neuropsichiatria per esplorare la connessione tra mente e cervello, la Dottoressa Ascione presenterà la sua relazione dal titolo “Il dolore come narrazione: espressione simbolica del trauma e trattamento multidisciplinare del dolore cronico” sottolineando che il dolore cronico non è soltanto fisico ma un’esperienza complessa che intreccia funzionamento cerebrale, emozioni e storie personali.

Per spiegare meglio come il dolore sia espressione di un trauma irrisolto, la Dottoressa Ascione presenta due casi clinici, i cui estratti sono pubblicati nel numero di novembre della rivista scientifica Salute 33 e presentati al Congresso Aisd (Associazione Italiana Studi Sul Dolore) a Torino nel settembre 2025: quello di una donna con cistite interstiziale cronica e quello di un giovane con fibromialgia e dolore neuropatico. In entrambi i casi, i sintomi fisici vengono interpretati come “narrazioni somatiche” di una profonda sofferenza emotiva, legata a esperienze infantili caratterizzate da violenza familiare. Il primo caso illustra come il dolore vescicale della donna diventi una barriera, una difesa contro l’eccessiva vicinanza e il rischio di un contatto intimo vissuto come minaccia (la paziente assisteva da bambina alle violenze del padre che picchiava la madre). Il secondo caso mostra come il dolore fibromialgico e neuropatico diventi un meccanismo di “blocco” che impedisce al ragazzo di diventare violento come il padre che maltrattava la madre. In questo modo il paziente inconsciamente “frena” il suo corpo per non ripercorrere le orme paterne.

Un approccio multidisciplinare e integrato tra medicina narrativa, psichiatria e psicoterapia analitica ha permesso ai pazienti di dare un nuovo significato alle radici emotive del loro dolore, riducendo la necessità di un trattamento farmacologico. Entrambi, inoltre, hanno constatato una riduzione dei sintomi, la donna dopo 2 anni, il ragazzo dopo 18 mesi di trattamento. Il nuovo approccio multidisciplinare che la Dottoressa Ascione ha proposto per comprendere e curare il dolore cronico si chiama Modello Narrativo-Neuropsicosomatico del Dolore Cronico (MNNDC) (2) fondato quindi su tre livelli: neurobiologico, psicoanalitico e narrativo che legge il dolore come “narrazione incarnata”, come sottolinea la Dottoressa Ascione.

In un altro studio dal titolo “Il cancro come soggetto terzo: dolore psicosomatico, identità traumatica e sfida terapeutica in psico-oncologia” pubblicato sulla rivista internazionale in lingua inglese Advancements in Health Research.(EISSN 3035-1103) e presentato al Congresso Nazionale AISD di Torino nel mese di settembre, La Dottoressa Ascione analizzava il dolore nei pazienti oncologici, in particolare in quelli in remissione, che persiste non solo come memoria corporea, ma come un’impronta psicosomatica radicata. Nelle pazienti operate per tumore al seno e per tumore uterino, il dolore riaffiora spesso come prurito cronico, reazioni cutanee e disturbi dermatologici non sempre spiegabili sul piano organico. In questo quadro, il cancro diviene una presenza interna che abita la psiche e si interpone tra paziente e il mondo relazionale. La sfida psicoterapeutica consiste nella possibilità di trasformare tale presenza persecutoria in un elemento narrativo: “La cura – conclude la Dottoressa Ascione – non coincide con la remissione biologica, ma con la possibilità di trasformare in ‘racconto’ una presenza che non deve più rimanere indicibile. Il cancro viene ‘presentificato’ come ‘terzo reale’, soggettivato. I pazienti si rivolgono alla malattia con termini soggettivi ‘lui, quello, l’amichetto’, ad esempio. Il lavoro clinico consiste dunque nel traghettare il cancro dal ruolo di compagno muto e invasivo a quello di un capitolo di una storia da narrare, per dare il via al processo di liberazione del paziente”.