Torre del Greco – E’ tutto pronto per il grande giorno: “le bancarelle”, i “focarazzi” , i botti ed i rosari che anticipano l’evento come in ogni vigilia degna di questo nome. L’incertezza per le condizioni metereologiche, sovente in questo periodo dell’ anno, rendono l’attesa più trepidante. Il carro trionfale è già stato sistemato
al centro della chiesa ed iniziano a circolare i primi commenti sul tema sviluppato per l’anno in corso: “Quest’anno è più semplice, è più decorato, l’ anno scorso era più bello e così via…”. Scene di ordinaria vita popolare. Ma quando l’Immacolata puntuale esce della Basilica di Santa Croce non c’è più spazio per le parole, il cuore batte forte, le lacrime non riescono più a nascondere l’emozione, gli applausi salutano la Madonna al grido di : “Evviva Maria!”. Inizia la processione con tutto il suo cerimoniale: le autorità religiose e civili, le rappresentanze dei corpi armati dello Stato, i fotografi, le note della banda musicale, i carretti portati dai ragazzini, la folla rumorosa, uomini e donne indossano eleganti cappotti e gioielli acquistati magari per l’occasione, i migliori tappeti esposti in bella mostra fuori i balconi, i bigliettini colorati che inneggiano la Vergine: per un occhio esterno tutto sembrerebbe rimandare all’atmosfera da stadio con i tifosi che incitano il proprio beniamino con cori, striscioni e coreografie. Ma per capire il senso autentico dell’Immacolata bisogna allontanarsi dai luoghi borghesi della parte alta della città, scendere verso la zona del mare, il porto, corso Garibaldi, largo Bandito, vico Agostinella, San Giuseppe alle Paludi: bisogna indossare un camice bianco e “buttarsi sotto”, come viene indicato in gergo l’atto di portare il carro in spalla. La pesante struttura in legno di castagno, da sotto si presenta spartana con funi di canapa, carta pesta, carrucole e tanti chiodi e spilli. Sul carro nulla è incollato, proprio come vuole la tradizione marinara degli antichi calafati. Gli applausi della
folla, l’odore della polvere da sparo dei botti, le note della banda iniziano a sfumarsi, lasciando spazio agli incitamenti dei compagni di fede, ai corpi ravvicinati che sostengono lo sforzo, al sudore. Lungo il percorso alcune donne offrono a questi uomini un po’ d’acqua od un cioccolatino per sostenerli: sono circa seicento i “portatori” censiti, aiutati da quelli spontanei ai quali non è negata la possibilità di dare una mano. La Madonna è di tutti, in tutti quelli che ogni anno aspettano con ansia il suo annuncio: passando attraverso i i vicoletti, sotto i ponti, dentro le piazzette l’Immacolata invita tutti a riflettere, raggiungendo soprattutto i più bisognosi ed i meno fortunati che non possono muoversi da casa e che per l’occasione vengono avvicinati al carro. I portatori sono le loro gambe; chi per devozione, chi per tradizione familiare, chi per fede: tutti conducono la Madonna lungo il suo cammino, nella speranza che essa stessa conduca loro nella direzione giusta. Alcune giovani ragazze lanciano petali di rosa, altre offrono fiori alla Madonna, ancora tanta commozione; ma sta iniziando a piovere, è ora di rientrare. In Piazza Santa Croce sono circa le due del pomeriggio, ora esatta in cui nel 1861 la terra si aprì a vomitare lava di fuoco, ma la Vergine non sembra temere il vento e l’acqua: ad ogni suono di campanello si libra in alto dimentica del proprio peso. In prossimità dell’ingresso della Basilica aumenta la tensione, i corpi si accalcano quasi schiacciandosi, i volti dei portatori mostrano la fatica: per sollevare il carro non ci vuole la forza fisica, ma soltanto coraggio e fede.
Finalmente il carro, lungo ben 11 metri e largo 3 metri, imbocca la stretta porta della basilica e con slancio raggiunge la navata centrale della chiesa. Ancora una volta la folla applaude al grido di “Evviva Maria” ed alcuni portatori non riescono più a trattenere l’emozione piangendo loro stessi. E’ tutto finito, qualcuno stremato si adagia al carro trionfale, qualcun altro si raccoglie in preghiera, le persone commosse restano in silenzio, quasi ad attendere la messa successiva.
“Troppi peccati, Troppi peccati!” urla una donna molto anziana all’uscita della chiesa; forse sciogliere il voto per l’Immacolata non sarà l’unico modo per espiarli tutti, ma sicuramente un momento di riflessione e di unione per iniziare un nuovo anno in attesa che il miracolo si possa ripetere l’anno
che verrà.

Ranesi