Pensieri liberi – “Al mio segnale, scatenate l’Inferno!” ordinava, con tono di voce perentorio, il noto attore Russel Crowne in un altrettanto famoso film. A Ferragosto succede proprio come se qualcuno lanciasse un segnale: è il giorno 15 del mese, può cadere il mondo ma nessuno si sogna neppure lontanamente di mancare al tacito imperativo: tutti al mare, o comunque in vacanza, lontani quanto più possibile dagli impegni, dal lavoro!

Ma quali sono le origini del Ferragosto? Qual è il significato di questa festività? Procediamo, sinteticamente, con ordine. Etimologicamente il termine “Ferragosto” trae le sue origini dalla locuzione latina “Feriae Augusti” ed indica una festività istituita dall’imperatore Augusto, come periodo di riposo che celebrava la fine dei duri lavori agricoli e andava a sovrapporsi ad altre festività più antiche, le ‘Consualia’, dedicate a Conso, dio della terra e della fertilità. In occasione delle Feriae Augusti, si organizzavano gare, giochi, corse di cavalli, molto simili al Palio dell’Assunta, che si svolge attualmente a Siena il 16 agosto. In epoca romana, la festa cadeva il primo di agosto; successivamente, per farla coincidere con la ricorrenza religiosa dell’Assunzione di Maria, fu spostata al 15. La tradizione della “gita fuori porta” nacque, invece, durante il Fascismo.

Le varie associazioni dopolavoristiche sorte durante quel periodo, organizzavano numerose gite popolari, con prezzi dei trasporti scontati. Ciò consentiva anche ai meno abbienti (la quasi totalità degli italiani!) di spostarsi e di conoscere altre località e città anche discretamente lontane. Poiché queste gite prevedevano anche il vitto, nacque anche la consuetudine del “pranzo a sacco”. La tradizione ferragostiana è stata anche ricordata e celebrata dal cinema (ricordiamo “Il sorpasso”, di Dino Risi, “Il giorno dell’Assunta”, di Nino Russo, “Un sacco bello”, di Carlo Verdone) dalla letteratura (“Scherzi di Ferragosto”, di Moravia, “Ferragosto di morte”, di Cassola, “Notte di Ferragosto”, di Camilleri) e persino dalla lirica: la vicenda de “I Pagliacci”, di Leoncavallo, si svolge proprio a Ferragosto.



Ma veniamo ai giorni nostri. Dicevamo, all’inizio, che il 15 di agosto “scatta” un obbligo, è come se, dall’alto e categoricamente, qualcuno c’imponesse di partecipare ad un rito. Le città si spopolano, i servizi, di ogni genere, sono ridotti proprio al minimo indispensabile, sembra d’essere in pieno deserto… Fanno eccezione le cosiddette “città d’arte” che, in questo periodo sono prese d’assalto da turisti provenienti dagli angoli più remoti del Mondo.E’ il caso di ricordare che quasi un quarto di tutto il patrimonio artistico planetario è concentrato nel nostro piccolo “Stivale”? Giapponesi, cinesi, tedeschi, americani, russi, eccetera eccetera, s’impadroniscono del nostro territorio, mentre noi ce ne andiamo in vacanza nelle nostre località turistiche o, come accade sempre più frequentemente, all’estero…

Questo al quale ho appena accennato è un fenomeno abbastanza strano… Molti nostri connazionali prediligono recarsi al di là della catena alpina per trascorrere le loro vacanze, brevi o più ‘corpose’ che siano. Provate a fare questo semplice esperimento: io l’ho ripetuto più volte e m’è sempre riuscito. Mostrate ad un vostro amico, appena rientrato da un viaggio in capo al Mondo, la foto di un tempio, o una diapositiva che ritrae uno scorcio di costa marina lambito da acque trasparenti, cristalline… Alla domanda relativa alla collocazione dei soggetti ritratti, statene certi, vi diranno che si trovano in Grecia, in Croazia, in Romania e chissà in quali tante altre località sparse nel globo terracqueo… Quando gli direte che si tratta, semplicemente, del Tempio di Giove di Agrigento e di un tratto di mare della Sardegna, vi confermeranno, con molta probabilità (e vergognandosi un tantino!), che loro in quei posti non vi sono mai stati…

Però, non sono molti, specialmente in questo momento di – usiamo un eufemismo! – scarsa disponibilità di denaro, (il passaggio dalla lira all’euro, la solita, fastidiosissima, inflazione, la crisi delle industrie, il calo dell’occupazione, il dominio economico di altri Paesi all’interno della Comunità europea, eccetera eccetera…) a potersi concedere la ‘capatina’ all’estero. E allora, tutti in fila, in marcia (si fa per dire, perché quando si ‘cammina’ e non si resta imbottigliati nel traffico, per ore, sotto il solleone, è il caso di accendere un cero alla Madonna o al Santo al quale siamo sinceramente devoti!) verso le più rinomate mete marittime o, in alternativa, verso la più tranquilla e riposante montagna.
Già, tutti al mare… Ma bisognerebbe chiedersi il motivo per il quale lo facciamo “tutti insieme, nello stesso giorno, quasi nella medesima ora!” S’è diffusa già da parecchio tempo la moda della ‘partenza intelligente’…
“Sta’ tranquilla…” dice, con voce rassicurante il ragionier Pirozzi (il nome, per far rima con Fantozzi, il prototipo degli impiegati “sfigati” e perseguitati dalla iella) alla signora Marina (anche qui, mi serviva la rima con “Pina”, la consorte del suddetto Fantozzi) che sta chiudendo l’ultima valigia stipata fino all’inverosimile. “Adesso andiamo a letto… Dormiremo più o meno fino all’una , all’una e trenta… Poi, la partenza: chi vuoi che si metta in viaggio a quell’ora, di notte?”
E invece, poiché gli italiani sono diventati tutti intelligenti, il ragionier Pirozzi se li trova “tutti” in fila, al suo fianco, fermi per ore al casello dell’autostrada, Ma il dramma più grande è che quella stessa folla di “forzati della vacanza” che ha condiviso con lui la ‘partenza intelligente’, il ragioniere se la ritroverà sulle spiagge di Rimini, Cattolica, Iesolo, Diamante, Positano… Dovunque il Pirozzi avrà deciso di trascorrere i suoi (sempre più pochi!) giorni di ferie, la folla gli starà intorno, l’opprimerà, lo soffocherà…

Ma com’è possibile? starete pensando.Hanno deciso tutti di “perseguitare” il malcapitato ragioniere? E’ evidente che non può essere così… La verità è che gli italiani, negli ultimi anni, si sono, come dire “standardizzati”, un po’ come i cinesi, o i giapponesi, che sembrano tutti uguali, venuti fuori da una fotocopiatrice… I vacanzieri ferragostiani sono, in buona parte, accomunati dalle stesse abitudini ‘fracassone’, seguono i medesimi riti serali: la passeggiata per il centro, la sosta al bar per l’aperitivo, la partecipazione alle miriadi di sagre che, innumerevoli, si tengono in ogni centro di villeggiatura che si rispetti…
Ma allora non c’è scampo, non è possibile vivere una vacanza veramente “in santa pace”‘, rigeneratrice delle energie che si profondono in un intero anno di faticoso lavoro? Tranquilli, le soluzioni esistono, e pure di facile attuazione… Io mi permetto di proporvi tre opzioni…

Opzione A: restatevene in città. E’ consigliabile, però prendere alcune precauzioni. Fornitevi di tutto quanto v’è indispensabile (viveri di prima necessità, i farmaci che assumete regolarmente e che vi aiutano a meglio sopportare le inevitabili difficoltà legate all’età che, inesorabile, avanza, qualche buon libro, eccetera). Comportatevi, insomma, come se stesse per scoppiare una guerra atomica: potreste, infatti, incappare nella “chiusura selvaggia” di molti esercizi commerciali. Vantaggi di questa opzione vacanziera veramente a portata di mano? Presto detto: nessun viaggio stancante, un ‘innaturale’, benefico, silenzio intorno a voi (niente auto, poche “anime vive”!) “costi zero”, la possibilità di riscoprire una città che avevate dimenticato, “a misura d’uomo”!
Opzione B: tutti hanno scelto come mete delle loro vacanze il mare, o la montagna? Benissimo, voi vi dirigerete verso una sperduta località di campagna… Pensate a quanto vi gioverà, questo ritorno alla natura, il riassaporare gusti, l’annusare odori e fragranze che credevate scomparsi…

L’ultima soluzione che propongo, è quella che attuo personalmente, da anni. E’ ancora più semplice delle prime due: basta organizzare le proprie ferie “controcorrente”… Che significa? Banale, come bere un bicchiere d’acqua che sgorga dalla fontana di casa nostra: partiamo per le vacanze quando tutti gli altri stanno per rientrare, e il gioco è fatto!
Ernesto Pucciarelli