Rivelazioni choc di Giuseppe Sgambati: “Hanno fatto irruzione in casa mia e mi hanno picchiato fino a perforarmi un polmone”

Torre del Greco – “Hanno fatto irruzione in casa mia e mi hanno pestato fino a perforarmi un polmone”. Queste le scioccanti dichiarazioni di Giuseppe Sgambati, per amici e parenti Diego, incensurato quarantenne nato a Napoli e residente ad Ercolano. Con un filo di voce, Sgambati racconta dal suo letto del secondo piano della 36ma pneumologia dell’ospedale Cardarelli di Napoli la sua domenica di terrore, quando cinque carabinieri avrebbero fatto irruzione nella sua abitazione di via Belsito ad Ercolano e dopo alcune minacce sarebbero passati al pestaggio, che avrebbe costretto l’uomo ad essere trasportato d’urgenza all’ospedale Agostino Maresca di Torre del Greco. “Sono entrati in casa mia – spiega il quarantenne – senza alcun mandato di perquisizione, e con fare minaccioso hanno prima chiesto di dirgli dove era nascosta la droga, poi mi hanno portato nel soggiorno e mi hanno riempito di botte. In casa con me c’era solo mia moglie, fortunatamente non era presente mio figlio di quattordici anni”. Una scena stile “Arancia Meccanica”, celebre film di Stanley Kubrick, che secondo Giuseppe Sgambati risale ad un episodio accaduto la sera precedente. Infatti, nella serata di sabato 30 luglio, Sgambati fu chiamato dal cognato che era agitato per la presenza di due persone che lo stavano pedinando. Il quarantenne sarebbe subito sceso per capire cosa stesse succedendo, ed una volta raggiunta l’auto del cognato avrebbe constatato che si trattava solo di un banale scambio di persona. Intanto una pattuglia dei carabinieri che stava perlustrando la zona si sarebbe fermata per i controlli del caso, ma Sgambati avrebbe rassicurato gli agenti, spiegando che si era trattato di un semplice equivoco. La questione però, non avrebbe convinto i militari dell’arma, che il giorno successivo alle dieci di domenica 31 luglio, sarebbero giunti con tre volanti in via Belsito, e ben cinque carabinieri avrebbero fatto visita a Sgambati che, riconoscendo gli agenti della sera prima avrebbe aperto la porta serenamente. “Io sono incensurato – continua Sgambati -, non ho mai avuto problemi con la legge e sono iscritto all’associazione antiracket di Ercolano. Sono un imprenditore ed ho un negozio di scarpe per bambini nella città degli scavi. Ricordo perfettamente l’agente dal forte accento romano che mi ha trascinato da una stanza all’altra e mi ha picchiato. Mi sono sentito violentato”. Accusando un forte dolore, Sgambati racconta che è stato trasportato all’ospedale Maresca di Torre del Greco, dove viene operato al torace. Il chirurgo di turno all’ospedale corallino spiega che il quarantenne aveva due costole rotte ed un polmone perforato, e dopo un’ operazione di circa una ora e mezza la situazione è tornata stabile. Subito dopo l’operazione il quarantenne di Ercolano spiega che è stato trasportato al Cardarelli di Napoli, dove gli è stato riservato un posto letto al quarto piano, in una stanza speciale per i detenuti. Infatti, i carabinieri lo avrebbero anche denunciato e arrestato con l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale. Tuttavia l’avvocato di Sgambati, Maria Di Cesare, ha fatto visita al suo assistito insieme al giudice, che ha subito scarcerato l’uomo. Rabbia anche da parte dei parenti di Giuseppe, che hanno passato questi giorni in ospedale con lui per dargli forza ed assisterlo: “chiediamo solo che venga fatta giustizia. Chi ha sbagliato è giusto che paghi”. Una vicenda – choc sulla quale gli inquirenti stanno indagando, e che potrebbe mettere nei guai i militari dell’arma che avrebbero causato la rottura di due costole dell’imprenditore di Ercolano. Ancora una volta è emersa l’indispensabilità del presidio ospedaliero di via Montedoro, che nonostante i tantissimi problemi e le continue minacce di ridimensionamento, continua a salvare vite. Questa volta è un cittadino della vicina Ercolano ad essere stato salvato dalla presenza del nosocomio corallino, a testimonianza che il Maresca non è indispensabile solo per i torresi.

Andrea Scala