Diversi episodi hanno messo a dura prova il già precario servizio sanitario locale

Autunno in piena emergenza all’ospedale Maresca: tra guasti tecnici, carenze di camici bianchi e una discutibile gestione amministrativa e sanitaria, le ultime due settimane sono state scandite da diversi episodi che hanno messo a dura prova il già precario servizio di assistenza sanitaria sul territorio. Cleopatra e il Tritone: su un’intera città, gli unici danni prodotti dal black-out (ciclone Cleopatra) hanno interessato il gruppo elettrogeno del vecchio padiglione di Via Montedoro. La direzione sanitaria interviene subito, ordina la chiusura del blocco operatorio e indica nel plesso di Boscotrecase la struttura d ove trasferire ricoverati e indirizzare ambulanze. Il mattino seguente, alcuni attivisti del Comitato Pro Maresca fanno visita a Luigi Romeo, dirigente della direzione sanitaria torrese, per accelerare le procedure volte a riparare ‘ad horas’ il guasto tecnico. Il mattino seguente il gruppo elettrogeno è riparato, ma stando alle ‘denunce’ di alcuni operatori sanitari, il guasto sarebbe imputabile alla cattiva manutenzione dei macchinari e non al docile ciclone di nome Cleopatra. Dall’energia elettrica all’acqua: sabato 20, un guasto alla pompa idrica ha causato disagi per utenti e personale. In particolare, gli esami di colonscopia, per i quali è indispensabile l’acqua corrente, sono stati tutti rinviati. Personale in fermento: l’ultima grana era scoppiata nel laboratorio di analisi con i pochi tecnici che si dicono “pronti ad autoconsegnarsi” a causa dell’ingente mole di lavoro e dell’assenza in laboratorio di un medico professionale. Una situazione simile a quella che da mesi e mesi vivono gli operatori del Pronto Soccorso, e che quindi ha indotto alcuni lavoratori a riunirsi in assemblea all’ingresso del vecchio padiglione. Un’assemblea in cui si è fatto un punto della situazione sull’attuale stato di salute del nosocomio torrese, e alla quale hanno partecipato alcuni dirigenti sindacali della Cgil, i cui interventi non sono andati oltre la rivendicazione della 830 tra la solita retorica politica e la p resa d’atto che bisogna attendere la fine del commissariamento regionale della sanità (fase che dovrebbe coincidere con l’inizio campagna elettorale per le politiche del 2013) per assicurare sanità pubblica per l’utenza vesuviana. Intanto, oltre a registrare il mancato arrivo degli undici medici – era l’ultima promessa in ordine di tempo di Maurizio D’Amora, manager dell’Asl Na3Sud – voci interne vorrebbero lo spostamento del servizio odontoiatrico da Castellammare di Stabia al nuovo padiglione del Maresca, e il conseguente spostamento dell’ortopedico Salvatore De Martino nei locali del Pronto Soccorso. Riflettori puntati dunque su queste pratiche di mobilità, dato che il Pronto Soccorso si è già rivelato il punto più vulnerabile delle manovre (tutte in diminuzione per l’ospedale Maresca) messe in atto dall’Asl Na3Sud guidata proprio dal D’Amora e dalla Regione Campania. Altari e altarini: ricordate “Niente festa, c’è l’ospedale da salvare”?
Bene, quei 90mila euro ‘congelati’ dall’amministrazione Borriello – che ufficialmente annullò la festa dei quattro altari “in segno di protesta contro l’indifferenza delle istituzioni sul caso Maresca” – restano ancora inutilizzati e rischiano di andare in fumo. Tocca ora all’amministrazione Malinconico evitare l’ennesimo sperpero di fondi pubblici, che in questo caso potrebbero essere utilizzati almeno per rendere più umano il reparto di Spdc (servizio psichiatrico di diagnosi e cura), da tempo sotto attacco delle sigle sindacali di Castellammare di Stabia dopo che i servizi Spdc di Gragnano e Pollena Trocchia sono stati dismessi e poi accorpati presso l’ospedale Maresca.
Nino Aromino

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 26 ottobre 2012