L’INTERVISTA
(i) Torre del Greco – Sulla vicenda, Gioia De Simone, Sindaco Assocoral, intervistata da “La Torre”, parla a nome dell’associazione.
Perché gli americani vogliono inserire il corallo in CITES?
Perchè hanno problemi di immagine più seri: hanno inquinato il globo con emissioni di gas serra e la finanza globale con i mutui subprime; così colpiscono una piccola industria, concentrata in una piccola città del sud Italia che nessun politico ha davvero voglia di difendere. Già nel 2007 gli americani proposero l’inserimento di tutte le specie del genus Corallium in Appendice II, dicendo, ad esempio, che la raccolta di corallo dopo il 1994 aveva subito un crollo e deducendone, erroneamente, un segno di sofferenza della specie, senza spiegare che in quell’anno era intervenuto il divieto di pesca con reti a strascico. E’ quindi evidente che con la pesca selettiva si pesca meno corallo.
Se il corallo entrerà in CITES, cosa succederà a Torre del Greco?
Il corallo rosso non è a rischio di estinzione, lo hanno detto i più grandi biologi mondiali riuniti a Napoli lo scorso settembre. Un’inclusione ingiustificata in CITES segnerebbe il tracollo per Torre. Al danno di immagine che ne seguirebbe, si aggiungerebbe l’enorme appesantimento burocratico da sostenere. Tra aziende specializzate e indotto, si contano circa 5000 persone coinvolte, cioè 5000 posti di lavoro a rischio. Così il binomio Torre del Greco – corallo cesserebbe di esistere, a danno anche di altre attività come ristoranti, alberghi e via dicendo.
Dal punto di vista dell’azienda, si inizia ad avvertire carenza di materia prima o innalzamento del prezzo del grezzo, sintomi tipici dell’esaurimento di una risorsa?
Come detto, dal 1994 l’Europa ha bandito la pesca con reti a strascico, da allora in tutto il Mediterraneo il corallo si pesca in modo assolutamente selettivo. Ci sono pochi subacquei professionisti con licenza che si immergono fino a circa 150 metri per prelevare i rami più grandi. Naturalmente, un metodo di pesca così selettivo, a differenza delle flotte di coralline con reti a strascico, provoca notevole diminuzione delle quantità prelevate e aumento del prezzo del grezzo. Tiffany dice che il corallo è troppo prezioso per essere indossato.
Tiffany finanzia lautamente una campagna diffamante contro il corallo : “TOO PRECIOUS TO WEAR”, e motiva il suo impegno con argomentazioni false. Per primo, confonde il corallo rosso con il coral reef (barriere coralline, in italiano si chiamano madrepore e non sono assolutamente lavorabili). Poi, parla di metodi di pesca distruttivi . A questo proposito, ripeto che dal 1994 il Corallium Rubrum si pesca in modo esclusivamente selettivo. Oggi essere “ecologicamente corretti” è un must e Tiffany lo sa, ma una sana coscienza ambientale dovrebbe basarsi su verità scientifiche e non su calunnie. L’ambiente è di tutti, non solo dei fondamentalisti aell’ambientalismo. Assocoral riunisce aziende con almeno 100 anni di storia, è nostro interesse che la risorsa si mantenga nelle migliori condizioni per le generazioni future. La verità è che siamo nel bel mezzo di una guerra mediatica ed è necessaria la mobilitazione di tutta la città. A marzo si deciderà del nostro futuro, facciamoci sentire!
Antonio Civitillo
Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 2 dicembre 2009
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