Molti i nostri lettori che ci hanno posto perplessità sulla vicenda. Quali i criteri di valutazione?

Come detto in più occasioni nella vicenda Deiulemar le sorprese non finiscono mai. Già da qualche giorno prima delle feste natalizie, e d esattamente dal 20 dicembre, i fratelli Della Gatta sono agli arresti domiciliari, dopo che è stato accolto il ricorso dell’avvocato Alfonso Stile, legale di Pasquale e Angelo. S tessa sorte è toccata, uno o due giorni dopo, anche a Giovanna Iuliano. Il GIP di Roma ha deciso di mutare la "destinazione" dei giovani armatori dalla detenzione in carcere a quella domiciliare. Notizia che non è stata accolta bene dal popolo degli obbligazionisti.
Ricordiamo che gli armatori della Deiulemar sono detenuti in carcere dal lunedì 16 luglio poiché colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP oplontino, De Angelis. Ma un’altra notizia lascia perplessi un pò tutti. Qualche giorno fa si gridava: "al tesoro"; sono stati trovati 1 miliardo e 250mioni di euro. Molti credono che riavranno indietro, in tempi brevi, i soldi investiti. D’altra parte, molti nostri lettori ci contattano e nello stesso tempo ci pongono le loro perplessità sulla vicenda.
Noi de La Torre, raccogliamo informazioni e cerchiamo di fare chiarezza sulla vicenda. Dalle notizie che ci giungono comprendiamo che non è stato scoperto alcun tesoro, ma è semplicemente stata fatta una stima dei beni mobili ed immobile, dei beni personali e le società di tutti gli armatori. I beni sono stati sottoposti a sequestro conservativo dal tribunale, sequestro che dovrebbe esser confermato entro trenta giorni. Ovviamente è d’obbligo porsi delle semplici domande: i beni immobili sono soggetti ad ipoteca? Le banche sulla vendita degli immobili che somme devono percepire? E se dovessero andare all’asta hanno lo stesso valore per cui sono stati valutati? Quali i criteri di valutazione? 1,25mld sono, insomma, lordi o netti? Come sempre La Torre ha una linea editoriale prudente, nel rispetto dei nostri lettori e mirata a non alimentare false speranze o allarmismi. Bisogna essere concreti e risoluti. Nella vicenda, comunque, non tutti la pensano allo stesso modo e ci sono più correnti di pensiero:
I Fallimentaristi – sostengono che bisogna andare avanti con il fallimento, pur essendo consapevoli che la giustizia civile ha tempi lunghi, si stima un decennio. Ovviamente alcuni avvocati sposano appieno questa corrente di pensiero e se ne possono anche comprendere i motivi.
I concordaristi – quelli che sostengono che venduti (e non svenduti) i beni durante il fallimento e una volta soddisfatti i possessori di ipoteche (le Banche), pagati tutti i creditori sociali (Erario, Banche, fornitori etc.) alla fine agli obbligazionisti paralleli rimane poco e niente. Insomma, quelli che erano per un buon (e sottolineiamo un buon) concordato sono convinti che dal fallimento non si ricaverà un euro.
Gli attendisti – intendiamo coloro che non partecipano attivamente a manifestazioni o non esprimono fortemente il loro pensiero perchè confusi dalla difficile vicenda. Ricordiamo che il fallimento o il concordato riguardano il Tribunale civile, all’inizio sulla questione in molti ci hanno marciato facendo disinformazione: confondendo la responsabilità penale con quella civile. Paradossalmente se gli armatori restituissero tutti i soldi, con o senza concordato, il processo penale ha un suo percorso e tocca solo ai Magistrati stabilire di chi sono e quali sono le responsabilità. Di certo non giova agli obbligazionisti: una scorretta informazione; una guerra tra Procure o una magistratura ad orologeria.
Bisogna, innanzitutto, rispettare e tutelare tutti gli obbligazionisti ed individuare tutti i responsabili: oltre agli armatori anche i consulenti e non. Ovviamente tutti auspicano che gli inquirenti dalle loro ricerche trovino altri fondi nell’interesse di tutta la collettività, in modo da risollevare una città ed una economia che ormai vanno a rotoli.
Antonio Civitillo

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 30 gennaio 2013