Sul palco del Teatro Bellini di Napoli il nuovo recital del mito partenopeo

(a) per gli abbonati o in edicola – Torre del Greco –“Chi nun tene coraggio nun se cocca ch‘e femmene belle” oltra ad essere una gran bella verità è un altrettanto bello spettacolo, scritto da Massimo Ranieri e Gualtiero Peirce, presentato quest’estate al Ravello Festival ed attualmente sulle scene del Teatro Bellini di Napoli. Chi si aspetta il Ranieri di sempre, saltimbanco ed irrefrenabile, in versione showman, come propostoci recentemente anche sul piccolo schermo, resta deluso. Uno sgabello trasparente su cui è seduto lui, in mezzo a quattro musicisti, tutti bravissimi. Massimo è solo sulla scena eppure il palco a poco a poco sembra popolarsi di vita, di personaggi, di figure; donne bellissime, sciantose, buffe. Agata, Pamela , Rossana, sono spiriti che la voce e l’espressione del geniale Ranieri rievocano e richiamano, quasi passassero di lì, in carne ed ossa. Uno spettacolo raccontato, sussurrato e poi cantato a gran voce. La musica è tutto e Massimo Ranieri è un poeta, un saggio,un ballerino che, sempre da fermo, si immerge e ti trascina. Seduto su quello sgabello Massimo canta, interpreta, accenna un tango appassionato e coinvolgente , recita con una passione che emoziona ogni volta di più. Le strade di Napoli, le sbarre di un carcere, c’è tutto in questo spettacolo. Un inno alla vita, all’amore, all’audacia di chi osa ma anche al coraggio di chi rinuncia e perde un’occasione per essere eroe. “Ci vuole coraggio a volere una vita spericolata, dice, ma ancora più coraggio ci vuole per sopportarne una normale”. E via con Vasco, passando per Nino Taranto, De Andrè, Guccini e Charles Aznavour con arrangiamenti bellissimi. Tra un aneddoto e una riflessione, l’istrione conduce il pubblico in una partitura altrettanto audace dalla costruzione fluida, pochi e ben calibrati testi per picchi di massismo lirismo-memorabile l’interpretazione de O’ Sapunaro di Viviani- e ritmo serrato. Qualche rara sbavatura- il colloquio di Pasquale Lo Iacono con il fantasma, infatti, non è all’altezza del Ranieri di eduardiana memoria cui egli stesso ci ha abituato- e qualche scelta di troppo con Je so’pazzo. Per il resto, un racconto di grandissima emozione per un viaggio tra la vita e l’amore. Chiude e saluta il pubblico con una canzone che sembra sentire particolarmente: Gracias a la vida, dell’indimenticabile Mercedes Sosa. Applausi a scena aperta. Da non perdere.

Gabriella Reccia



Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea de La Torre 1905 in edicola il 21 ottobre 2009