Nel regno malato che è la pratica dell’amministrazione locale oggi avvengono fatti e misfatti che nemmeno l’intuizione politica del grande Machiavelli sarebbe in grado di rappresentare al meglio attraverso la sua acuta e raffinata mente. Dopo la fine del “governo della legalità” della politica personificata per quasi due anni dal penalista Gennaro Malinconico e dopo l’uscita di scena della giunta tecnico-politica per effetto della fine della legislatura del “cambiamento”, ora, per dirla alla Shakespeare, la scena sembra popolata soltanto dai Bruto della politica con qualche Cesare da assassinare alle spalle per raggiungere il potere. Ma anche il Bruto shakespeariano aveva l’accortezza di suggerire all’altro congiurato Cassio che c’era pur sempre uno stile nel far fuori il rivale: “Dobbiamo essere sacrificatori ma non macellai, Caio Cassio. Noi tutti combattiamo lo spirito di Cesare, e nello spirito di degli uomini non c’è sangue (…) saremo chiamati purificatori non assassini”. Naturalmente anche allora le cose andarono diversamente e Cesare fu ucciso dalle “vili spade” di chi come schiavi, prima della congiura, gli avevano baciato i piedi. I “purificatori” del terzo millennio si fanno passare per coloro che hanno a cuore le sorti della città anziché per macellai. Così è stato per Malinconico che non ha retto alle pressioni di governare la quarta città della Campania e per “troppo amore” per essa ha deciso di gettare alle ortiche la fiducia che migliaia di cittadini avevano riposto nella sua figura.

D’altronde, subito è iniziata la corsa ai distinguo e agli scarica barile. I primi a lanciare “anatemi” sono stati quelli dell’Udc, sommesiani e non. Italia dei Valori ha contestato il modo di governare del sindaco, tramite un comunicato, dicendo “che molto probabilmente credeva che amministrare una delle principali città della Campania, con tutte le problematiche e le difficoltà che ne comportano, sarebbe stato come presiedere una locale associazione di categoria”. Il Centro Democratico, non degna nessuna riga per il governo passato, ma guardando avanti ha detto che“una discussione seria e approfondita con il partito impegnato in un analisi attenta del delicato momento politico, ma anche pronto a rimboccarsi le maniche per individuare un percorso futuro che sia il più possibile, condivisibile ed in sintonia con il volere dei cittadini”. Anche il Pd è sembrato prendere le distanze dalle scelte dell’ex primo cittadino e ha pensato subito alle prossime elezioni con tavoli per individuare un’alleanza e un candidato a sindaco. E infatti, da quelle parti tutto è pronto per le primarie (l’8 marzo si devono presentare le candidature e il 30 dello stesso mese si va al voto), ma non tutti credono Giochi-di-potere-LaTorre_PP_nr3-2014

all’ipotesi primarie (l’ Idv si è dichiarato contraria, seguendo di qualche settimana i sommesiani dell’Udc, mentre la civica Torre Libera si è sfilata all’ultimo minuto). A fronte di queste defezioni, nel Pd ancora non si sa su quale “cavallo” puntare. I nomi che circolano sono quelli di Luigi Mennella, che nei giorni scorsi è stato impegnato in fitti colloqui con i maggiorenti napoletani del suo partito per essere designato quale candidato sindaco, bypassando, così, le primarie di coalizione; e quello di Loredana Raia. Ma alla fine la Cgil, è da giurarci, farà pesare la sua opinione (e i suoi voti). Si sa che la Raia è troppo legata al sindacato “concorrente” della Uil per fare breccia nel sindacato rosso, mentre Mennella ha radici troppo democristiane per piacere alla confederazione dei lavoratori di via Martiri D’Africa.

Il nome, invece, che potrebbe mettere d’accordo tutti potrebbe essere quello del segretario cittadino, Vittorio Cuciniello, che, a conti fatti, è quello che ha meno “nemici” all’interno del suo partito. Un altro che parteciperà alle consultazioni del centrosinistra è Alfonso Ascione, il quale ha scoperto da poco le sue carte, dichiarando di essere pronto alla corsa a sindaco con due liste a supportarlo. Chi invece, le sue carte non le ha ancora scoperte del tutto è il Cd di Nello Formisano, il quale, secondo rumors, starebbe pensando a come far saltare il tavolo del centrosinistra per avere le mani libere di dialogare con la nascente coalizione di centro. Infatti, proprio al centro è nata un’alleanza tra il Nuovo centrodestra, rappresentato a Torre del Greco da Gennaro Granato, e i sommesiani dell’Udc. A questi, man mano, si stanno aggiungendo numerosi altri attori i quali non vedono di buon occhio la discesa in campo di Ciro Borriello, al quale vorrebbero promuovere in alternativa il nome dell’ex assessore al Bilancio, nonché attuale rettore dell’università di Cassino, Ciro Attaianese. Non solo al centro, però, l’ex sindaco del motto “detto-fatto” non è ben visto. Dentro Forza Italia, infatti, è in corso una guerra di potere tra l’ex deputato azzurro e il consigliere provinciale berlusconiano, Giovanni Palomba. Durante una riunione dei partiti antiborrielliani, Giovanni Palomba in pompa magna (e fresco di nomina a coordinatore cittadino) ha smentito Ciro Borriello (che in precedenza aveva dichiarato di avere avuto il “via libera” per la sua candidatura a sindaco da parte dei vertici regionali e provinciali di Forza Italia) dichiarando apertamente che nulla è ancora deciso per il nome di chi guiderà il partito azzurro alle prossime comunali e ha ribadito la volontà di volersi confrontare con i partiti che non si riconoscono sotto la premiership dell’ex deputato berlusconiano. Subito dopo ha rincarato la dose dicendo che: “Per le alleanze alle prossime comunali, noi partiamo dal modello regionale che supporta il presidente Caldoro (Forza Italia è alleata con l’Ncd). Ovviamente, in ottica di coalizione il nome del candidato a sindaco è giusto che venga fuori da una discussione interna all’alleanza”. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda c’è Michele Polese che “guarda” verso “l’area dei moderati” per il governo cittadino. È da credere che, le prossime settimane sono destinate a regalarci altre perle. Promette scintille soprattutto il duello a distanza tra i berlusconiani e i “diversamente berlusconiani”. Per adesso siamo alle solite schermaglie, poi si vedrà.
Alfonso Ancona



Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 05 marzo 2014