‘Eccolo lì,’ è questo il tacito messaggio che si trasmettono tra loro gli impiegati ‘sembra che lo faccia apposta per farsi notare, e per rimarcare il fatto che noi non siamo puntuali come lui.’
Bronzetti sa di essere osservato, sa di essere oggetto delle malevoli attenzioni dei colleghi, ma continua imperterrito nel suo lavoro, senza un attimo di sosta…
Anche quando scatta la pausa-pranzo e l’ufficio si svuota come d’incanto, lui resta lì, al suo posto, apre una scodella nella quale è contenuta la sua parca colazione, s’affretta a consumarla, e subito dopo va sul balcone a fumare con gusto il suo sigaro, forse l’unico ‘fuori regola’ nel contesto di una vita ‘programmata’ nella normalità.
Il lavoro l’assorbe completamente; decine e decine di pratiche evase scompaiono dalla sua scrivania, e mai che qualcuna di queste contenga il benché minimo errore.
Il ragionier Achille Bronzetti è l’esempio vivente della dedizione al lavoro, dell’efficienza, della serietà professionale. Se un collega gli rivolge la parola, a meno che non si tratti di una domanda inerente il lavoro, Achille fa finta di non sentire, o forse non lo sente veramente, tutto preso com’è dalla pratica che sta istruendo.
Eppure, c’è qualcuno che giura d’aver visto affiorare ogni tanto una parvenza di sorriso su quel volto impenetrabile, che ha assunto quasi le sembianze del monitor del computer che gli campeggia davanti sulla scrivania! Bronzetti che ride? Non è possibile! E poi, quale motivo avrebbe per ridere?
In effetti, nessuno lo conosce nel privato, ma è facile pensare che un uomo così non debba avere una vita molto ‘movimentata’, piena di interessi e di passioni.
Ecco, come al solito, c’è il concreto rischio di sbagliare, quando si azzardano giudizi sulle persone; si sbaglia a valutare quelli che dovremmo conoscere veramente bene, figuriamoci, poi, se ci mettiamo a farneticare sugli estranei!
Eh, sì, perché dovete sapere che il ragionier Bronzetti ha più che valide ragioni per sorridere, per sentirsi felice. Queste ragioni si possono sintetizzare in un nome: Teresa.
Teresa è l’unico, grande amore, della sua vita. Lei, per Bronzetti, è la luce, la linfa che alimenta l’esistenza, la passione che gli riscalda l’anima, la sua gioia infinita, la speranza che sorregge il suo futuro.
E’ a Teresa che pensa, quando sorride, ma quel dolce segreto non l’ha mai confidato a nessuno! Verso sera, all’approssimarsi dell’uscita dal lavoro, immagina già il momento in cui, finalmente, potrà incontrarla, abbracciarla, baciarla, sentire il calore del suo corpo intorno al suo…
E pensa a lei non soltanto al calare del sole. Gli capita anche, più volte, nell’arco della giornata… ed è allora che sorride… Se quegli impiccioni dei suoi colleghi potessero solamente immaginare le sensazioni meravigliose che prova!
Ecco, adesso Achille è per strada; affretta il passo, impaziente… Teresa sarà già alla finestra… Poi gli correrà incontro quando lui farà capolino sulla porta di casa… Siederanno insieme nel salotto, e lui le racconterà tutto della sua faticosa giornata. Nessuno come Teresa ha la capacità di ascoltarlo, senza cenni di stanchezza, o di insofferenza. A lei Achille può dire veramente tutto, sicuro di trovare comprensione ed affetto.
“L’estate è ormai prossima…Tra qualche settimana andremo in ferie, Teresa.” dice Achille, mentre s’apprestano a cenare . “Non ne abbiamo ancora parlato, ma credo di sapere che anche quest’anno ti farà piacere andare in quel paesino, in montagna.”
Teresa annuisce, in silenzio.
“Lo sapevo, lo sapevo!” esulta Achille. “Noi due non abbiamo bisogno di discutere le cose, di trovare accordi; abbiamo gli stessi gusti, le stesse passioni! Ci pensi a quante belle passeggiate faremo in quel boschetto vicino al lago? Ricordi, Teresa, che arietta frizzante al mattino?”
Teresa gli accarezza la mano.
“No, no, non devi ringraziarmi. Sai che tutto quello che faccio è per vederti felice. Su, su, bella: adesso mettiamo qualcosa nello stomaco che sento un certo languorino. Poi, più tardi, se ti va, ce ne andremo a prendere un gelato in quel baretto vicino alla stazione…”
In quindici anni di convivenza tra Achille e Teresa non c’è stato mai il minimo screzio. La loro è un’unione perfetta: sono le due mezze mele che servono per formarne una intera!
Un torrido agosto è volato via. Agli inizi di settembre, il ragionier Bronzetti è sempre lì, prima delle otto del mattino, alla sua scrivania. Tutti fanno a gara a magnificare le (spesse volte, soltanto inventate) splendide vacanze appena trascorse, nelle più rinomate ed esotiche località di questa Terra.
Bronzetti ‘sente’, ma non partecipa alla discussione; per lui quello è solo un brusìo indistinto, un inutile clamore che gradatamente andrà a spegnersi; è, come al solito, preso dal suo lavoro.
Di tanto in tanto, sorride.
Ma, in una fredda serata di novembre, accadde ‘qualcosa’, e il sorriso di Achille Bronzetti si spense, forse per sempre.
Era ritornato a casa verso le diciannove, si sentiva inquieto, aveva come un presentimento…
Si meravigliò non vedendo Teresa accoglierlo alla porta. La chiamò più volte, inutilmente. Poi, ecco, la conferma alle sue sensazioni negative: Teresa era lì, nel soggiorno, distesa per terra, esanime.
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La sollevò tra le braccia, invocò piangendo il suo nome. Avvicinò il suo orecchio al cuore di Teresa e inorridì…
Quel cuore non pulsava più; sentì il sangue affluirgli alle tempie, uno scoppio impetuoso di calore. Cominciò a piangere senza ritegno, continuando a stringere a sé quel povero corpicino senza più vita… Che senso avrebbe avuto la sua esistenza, ora che Teresa l’aveva abbandonato?
Poi, d’improvviso, smise di piangere. Un pensiero, lucido, prepotente, s’impossessò della sua mente, subentrando al dolore straziante: ma a chi bisogna rivolgersi quando, disgraziatamente, muore un cane?