Ennesimo divieto di balneazione per la costa corallina

“Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, s tesso mare”: recitava così una canzone di tanti anni fa e come tanti anni fa la situazione del nostro mare non è cambiata, con l’ennesimo divieto di balneazione apposto all’ingresso delle spiagge del litorale torrese. La situazione della nostra città, naturalmente, si incastra in un sistema generale che comprende tutto il golfo di Napoli. Infatti il sistema di depurazione delle acque campano si divide in varie macro aree: la nostra è quella di Napoli Est. Gli impianti di realizzati, per la maggior parte, dalla ex Cassa per il Mezzoggiorno negli anni ’76 – ’84, all’avanguardia ed oggetto di visite di esperti da tutto il mondo in quei tempi, oramai risultano tutti non adeguati alla vigente Normativa (D.L. 152/99 e D.L. 152/2006). Tra i più importanti c’è quello di Napoli Est, il cui progetto di potenziamento e messa a norma per il ricevimento dei liquami di quasi un milione di abitanti, riparte da dove erano state prese le mosse 13 anni fa. La Regione Campania, infatti, ha annullato la delibera del 15 marzo 2000 con la quale era stata avviata la g ara per affidare ad un privato, in regime di finanza di progetto, le opere indispensabili a trasformare un impianto obsoleto in una struttura funzionale. Non è stata neanche realizzata l’attivazione delle condotte sottomarine, già da lungo tempo esistenti, al fine di portare al largo le acque depurate, anziché scaricarle in battigia. Per il progetto sarebbero necessari circa 500.000,00 euro. Altra problematica è quella del fiume Sarno.
Dato il gravissimo stato di inquinamento, il 14 aprile 1995, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, fu dichiarato lo stato di emergenza in ordine alla situazione socio-economico- ambientale venutasi a determinare. Lungo le sponde del fiume risultano costruiti vari impianti di depurazione. All’impianto di foce Sarno, attualmente, vengono recapitate le fognature di una parte dell’abitato di Castellammare mentre i restanti comuni dell’area sinistra e destra del Sarno sversano direttamente in mare o attraverso il fiume Sarno. Mediante l’esistente collettore di Torre Annunziata (costruito negli anni ‘90) sarebbe possibile allacciare immediatamente i comuni di Boscotrecase, Boscoreale e completati, ma non è stato ancora affrontato il problema del trattamento fanghi, senza il quale l’impianto non è in grado di rispettare la normativa in mate- ria. Nonostante ciò l’impianto serve 30mila abitanti – parte di Castellammare – a fronte di 500mila abitanti e 10 Comuni per i quali fu dimensionato l ’impianto oltre 30 anni fa. A Medio Sarno i tre impianti sono completati ma funzionano a scartamento ridotto, in particolare quello di Scafati, che non riceve liquami dai Comuni, in assenza del collegamento ai collettori. I due impianti dell’Alto Sarno sono in esercizio, in particolare a servizio del comparto conciario di Solofra: anche qui la fonte di inquinamento è fortissima quando le industrie conciarie ed altre sversano i loro liquami direttamente nel canale che si immette poi nel Sarno. A tutto questo si sommano le miriadi di immissioni abusive di scarichi nei regi lagni, nei vari fiumiciattoli del nostro territorio o direttamente in mare che diventano delle vere fogne a cielo aperto. Di questa situazione sono s tate fatte varie denunce anche alla Capitaneria di Porto di Torre del Greco. L’ultima quella di Francesco Portoghese, ex consigliere comunale di Portici, che da anni denuncia gli sversamenti abusivi nelle acque della costa vesuviana. La situazione quindi appare complessa ma non impossibile da risolvere. Per avere finalmente un mare pulito c’è bisogno della sinergia dei Comuni, Province e Regione che, con una serie di stanziamenti mirati facciano funzionare o completino quello che già è stato realizzato nel corso degli anni.
Roberto Pedone

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 05 giugno 2013