Minaccia al sindaco Malinconico che ha ricevuto una missiva con chiaro riferimento alla questione degli abbattimenti, insieme a quattro proiettili

L’aria è quella atipica di questo mese di maggio appena terminato: pioggia, freddo e vento. Il suono è quello ritmico del cuore che sale in gola e che ti rimbomba dentro, fino a scoppiare nei timpani. Il sapore è quello pastoso della saliva che si blocca nei lati della bocca e che non riesce ad andare giù. Sulla scrivania, fermi come un tempo che ha paralizzato l’azione, giacciono quattro pezzi di piombo. Nella mente sovrastata dai suoi folti capelli bianchi, due sono i numeri che si ripetono all’infinito: 4 e 9. Quattro sono i proiettili indirizzati al sindaco Gennaro Malinconico. Nove è il calibro degli stessi proiettili recapitati in busta chiusa, insieme ad una missiva con chiaro riferimento alla questione degli abbattimenti. La stessa drammatica questione che è stata discussa nella seduta del consiglio comunale di lunedì 27 maggio.
dalla prima Giorni prima lo aveva annunciato lo stesso sindaco Gennaro Malinconico chiedendo una specifica integrazione dell’ordine del giorno, dopo aver letto, attraverso i giornali, proposte che considerava solo demagogiche. Ritenendo quindi opportuno che certe soluzioni venissero rappresentate all’interno del consiglio, in modo da verificarne l’effettiva praticabilità e smascherare così i demagoghi di turno. Proprio a chi lanciava soluzioni a mezzo stampa aveva replicato con toni sferzanti: “Forse ancora non è chiaro a tutti che davanti a certe richieste perentorie dell’Autorità Giudiziaria, l’ente comunale non può fare altro che rispettare le leggi ed eseguire gli ordini. Anche perché – continuava a spiegare Malinconico -, qualora non lo facesse, ciò non salverebbe i destinatari dei provvedimenti, ma comporterebbe unicamente la commissione di reati e la determinazione di un grave danno economico a carico dell’Amministrazione”. Durante lo svolgimento dell’assise cittadina, tra i muri dello storico palazzo Baronale, echeggia- vano, a mo’ di condanna, le lapidarie parole della super esperta assessore all’urbanistica,Patrizia Kivel Mazuy: “Il Comune non può derogare a leggi nazionali e regionali. Con l’attuale quadro normativo; n on ci sono alternative”. Una nube plumbea si abbatteva così sul capo dei proprietari delle case che le ruspe si apprestano a buttar giù. È stata una lunga discussione, quella richiesta d al sindaco Gennaro Malinconico, lunedì sera. Discussione durante la quale non sono mancati attimi di forte conflitto tra i rappresentanti di maggioranza e opposizione, nonché la stessa giunta. I forti attriti hanno portato il termine del consiglio ben oltre la mezzanotte, dove si è arrivati ad approvare un documento comune (l’unico a non volerlo sottoscrivere è stato il rappresentante di Città Nuove, Rosario Rivieccio), col quale si chiede che: “Governo, Regione e Prefettura adottino immediatamente provvedimenti volti, a sospendere nelle more gli ordini di abbattimento già esecutivi. Ciò in atte- sa che il legislatore nazionale o regionale emani norme volte a contemperare i vari interessi costituzionali”,sintetizzabili nello specifico al diritto alla casa, nonché alla salvaguardia ambientale. Mentre, alla Procura generale di Napoli è stato richiesto di sottoscrivere “appositi protocolli già adottati in altre realtà comunali” in modo da ordinare i tempi delle demolizioni. Il documento sottoscritto da tutti gli esponenti del consiglio comunale si conclude con l’apertura al possibile ricorso a “consulenti interni ed esterni in materia urbanistica, paesaggistica e ambientale, in ordine alle possibili soluzioni tecnico-normative per la conservazione o la sanatoria degli immobili da abbattere, anche esaminando determinazioni assunte sul tema da altri Comuni”, cosa che ha fatto in modo di dipanare leggermente la nube plumbea che, con le parole dell’assessore al ramo, Patrizia Kivel Mazuy; si era abbattuta sul capo dei proprietari delle case che le ruspe si apprestano a buttar giù.
Alfonso Ancona

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 05 giugno 2013