Dopo tanti anni di sofferenze ha trovato la forza di denunciare guardando negli occhi di suo figlio: lo ha detto ai giudici del Tribunale di Napoli Nord (seconda sezione, collegio B, presidente Giuseppe Cioffi) Caterina Stellato, il cui marito, Antimo Carrera, imputato al processo per maltrattamenti, è diventato tristemente noto per un video diventato virale lo scorso febbraio. Immagini trasmesse su tutte le tv e i siti web d’Italia che ispirano ancora terrore in sua moglie e documentano il tentativo dell’uomo di raggiungerla nella casa dove si era barricata con la madre, arrampicandosi addirittura su un tubo degli scarichi pluviali e poi da un tavolino.

Per tre ore Caterina ha ripercorso la sua vita: un’ esistenza fatta di violenze di ogni tipo, morali, fisiche e verbali. Abusi iniziati quando aveva appena 15 anni (adesso ne ha 40) e proseguiti ininterrottamente davanti ai suoi figli e anche ai familiari di lui.

Caterina, difesa dall’avvocato Andrea Coppola, dopo quel tentativo di aggressione andato fortunatamente vano, decise di chiedere aiuto perché si sentiva in pericolo di vita. E così la sua storia è diventata un caso nazionale. Era convinta che quell’uomo l’avrebbe uccisa e lo gridò ai quattro venti. Il racconto di Caterina ha toccato in più occasioni la sensibilità dei presenti, una testimonianza non ancora completa, però, che continuerà il prossimo 8 luglio, giorno in cui è anche previsto il controesame e l’escussione di altri tre testi.



Antimo, che dall’inizio del processo ha più volte revocato l’incarico al avvocato (l’ultimo è stato Carlo Ercolino, oggi sostituito da un collega nominato d’ufficio) ha ascoltato la deposizione della moglie in videocollegamento dal carcere napoletano di Poggioreale. Si trova in cella a causa delle ripetute violazioni del divieto di avvicinamento alla moglie a cui era stato sottoposto dal giudice. L’uomo venne arrestato lo scorso 8 febbraio, dopo quel tentativo di raggiungere la moglie.
Presente in aula anche l’avvocato Giovanna Cacciapuoti, legale dell’associazione “Salute Donna” che, come in altri casi, analoghi a quelli di Caterina, si è costituita parte civile.